5 marzo 2015. Rispettando la volontà del Dalai Lama, con l’inizio del nuovo anno lunare i tibetani che vivono nei villaggio di Drangsung, nella provincia cinese dello Yunnan, hanno fatto voto di smettere di indossare abiti confezionati con pellicce animali e hanno bruciato i capi già in loro possesso.
“I tibetani considerano gli abiti in pelle un prezioso bene di famiglia” – ha riferito a Radio Free Asia una fonte tibetana. “Tuttavia, venuti a conoscenza della volontà del Dalai Lama e dei leader buddisti locali che si erano espressi contrari al loro utilizzo, gli abitanti di Drangsung si sono riuniti e hanno dato alle fiamme le loro pellicce di volpe e gli abiti decorati con pelle di animali”.
Risale al 2006 il primo appello del Dalai Lama ai tibetani residenti in Tibet a proteggere gli animali in via di estinzione e di conseguenza a non fare uso di pelli animali per confezionare i loro abiti. Fin d’allora i tibetani di alcune aree del Tibet avevano risposto alla richiesta del Dalai Lama e bruciato pubblicamente i loro capi in pelle pur consapevoli dei rischi che avrebbero potuto correre: la polizia cinese, infatti, frequentemente controlla e arresta quanti assecondano la volontà del leader spirituale tibetano.
“I tibetani sono assolutamente consapevoli delle conseguenze delle loro azioni, sanno che possono essere arrestati e picchiati” – ha proseguito la fonte. “Ciononostante, sostengono questa campagna: nel villaggio di Atoe, padre e figlio hanno pubblicamente bruciato un cappello di pelliccia di volpe e un abito orlato di pelle di leopardo”. Il contatto di RFA ha però precisato che la campagna contro l’uso di pelli animali è disattesa dai seguaci di Shugden, la divinità il cui culto è sconsigliato dal Dalai Lama, che ne hanno invece incrementato l’utilizzo.
Fonte: Radio Free Asia