di Carlo Buldrini
Edizione 2015
Lindau Editore
Questa nuova edizione del best seller di Carlo Buldrini è arricchita da un bel reportage fotografico, con ampie didascalie, fatto nel campo profughi tibetano di Majnu ka Tilla all’inizio degli Anni Settanta. Foto inedite in bianco e nero che impressionano per la loro intensa drammaticità. Nell’”Appendice” è descritta la situazione all’interno del Tibet dal 2008 (era l’anno delle Olimpiadi di Pechino) ad oggi, e viene quindi anche affrontato il drammatico fenomeno delle “autoimmolazioni”.
Recensione a cura di: Piero Verni
Carlo Buldrini, come molti giovani dell’epoca, arrivò in India all’inizio degli anni ’70. E ci rimase 30 anni. Lavorando prima come corrispondente per alcune testate giornalistiche e poi come addetto reggente dell’Isituto Italiano di Cultura a Nuova Delhi. Poco dopo il suo arrivo, quasi casualmente, incontrò il mondo dei profughi tibetani in uno dei suoi punti più drammatici, l’insediamento di Majnu Ka Tilla, alla periferia settentrionale di Delhi. All’epoca in cui lo visitò per la prima volta Buldrini, si trattava di un misero agglomerato di baracche in legno dove vivevano in condizioni di estrema difficoltà un paio di migliaia di tibetani. Quell’incontro segnò profondamente la vita di Carlo Buldrini che non smise più di interessarsi della questione tibetana e di frequentare il mondo dei profughi.
Frutto di questo lungo rapporto è il libro Lontano dal Tibet, storie da una nazione in esilio (pubblicato in India in lingua inglese nel 2005 con il titolo A long way from Tibet) di cui oggi la casa editrice Lindau ha dato alle stampe la seconda edizione aggiornata (la prima è del 2006). Con un linguaggio stringato, diretto e chiaro, Buldrini riesce a condensare in meno di trecento pagine l’essenziale delle cose da conoscere per comprendere i termini complessivi della questione tibetana e gli aspetti fondamentali della civiltà del Tibet.
Dalle pagine di Lontano dal Tibet emerge per intero l’ampiezza della ferita portata al mondo che un tempo veniva chiamato “Cuore dell’Asia”, dall’invasione cinese del 1950 e dalle conseguente brutale occupazione che dura ancora oggi. Quella che un’altra scrittrice (Claude B. Levenson), definì “La question qui dérange”, viene spiegata e inquadrata nel suo contesto storico in modo estremamente efficace e valido. La nuova edizione si avvale di due contributi di estremo valore. Il primo è costituito da alcune fotografie che l’Autore scattò nel 1972 nel campo profughi di Majnu Ka Tilla e che più di mille parole illustrano quelle che erano al tempo le condizioni della maggioranza dei profughi tibetani in India. Il secondo è la puntuale ricostruzione di quanto successo in Tibet a partire dalla rivolta del 2008 fino alle autoimmolazioni dei tibetani che si danno fuoco in segno estrema e terribile protesta per l’occupazione del loro Paese.
Oggi, che fuori dal Tibet occupato la propaganda cinese forte dei suoi mezzi e delle sue connivenze ha ripreso a farsi sentire in modo sempre più massiccio, un libro come Lontano dal Tibet costituisce una efficace arma non violenta per capire cosa sia avvenuto e stia ancora avvenendo sul “Tetto del Mondo” e difendere le sacrosante ragioni del Tibet e del suo popolo.
Piero Verni