21 maggio 2015. Un tibetano ha cercato la morte con il fuoco ieri 20 maggio nella Contea di Tawu, regione orientale del Kham. L’uomo, identificato come Tenzin Gyatso, 35 anni, originario del villaggio di Khangsar, lascia la moglie e quattro figli. La nuova immolazione, la 140° all’interno del Tibet occupato, è l’ennesimo drammatico atto di protesta contro le politiche repressive del governo cinese in Tibet.
A Tawu, nella giornata di ieri, molti tibetani erano stati picchiati e arrestati da forze paramilitari cinesi accorse in massa nella città (nella foto) dove i tibetani intendevano celebrare l’ottantesimo compleanno del Dalai Lama. Le autorità cinesi della Contea sono determinate a prevenire con la forza le proteste che potrebbero scaturire da assembramenti troppo numerosi di tibetani. Nel luglio 2013 le forze di sicurezza aprirono il fuoco sui tibetani che si erano riuniti per festeggiare il compleanno del Dalai Lama lasciando sul terreno almeno 7 feriti. Molti tibetani furono arrestati e torturati in carcere.
Tenzin Gyatso, in segno di protesta, si è cosparso di benzina e si è dato fuoco su un ponte di fronte all’edificio che ospita i funzionari cinesi. Non si hanno ancora notizie precise sulle sue condizioni in quanto la polizia, dopo avere portato via il corpo, ha interrotto ogni canale di comunicazione e ha ulteriormente rafforzato le misure di sicurezza.
L’ultima persona immolatasi a Tawu fu Kalsang Yeshi, il monaco tibetano trentasettenne appartenente al monastero di Nyitso, morto il 22 dicembre scorso. Alcuni monaci furono feriti a Tawu dalla polizia cinese che aveva aperto il fuoco sui religiosi che tentavano di impedire alle forze dell’ordine di portare via il suo corpo.
Fonti: Phayul – The Tibet Post