28 settembre 2015. Nel corso della conferenza stampa congiunta tenutasi il 25 settembre, al termine della visita negli USA del Presidente cinese Xi Jinping, Barak Obama ha affermato che il governo degli Stati Uniti incoraggia la leadership cinese al dialogo con il Dalai Lama. Mentre la conferenza stampa era in corso, diverse organizzazioni tibetane hanno organizzato una manifestazione di protesta all’esterno della Casa Bianca (nella foto la conferenza congiunta e i manifestanti).
“Come nel passato, abbiamo intrattenuto un sincero colloquio sulla questione dei diritti umani” – ha detto Obama – “Ho riaffermato il costante sostegno dell’America ai diritti umani e alle libertà fondamentali, incluse la libertà di assemblea e di espressione, la libertà di stampa e di religione. “Anche se riconosciamo che il Tibet fa parte della Repubblica Popolare Cinese, continuiamo ad incoraggiare le autorità cinesi a preservare l’identità religiosa e culturale del popolo tibetano e a impegnarsi al dialogo con il Dalai Lama e i suoi rappresentanti”.
Al termine della conferenza stampa, l’organizzazione Students for a Free Tibet ha così commentato le parole di Barak Obama: “Siamo contenti che il presidente Obama abbia pubblicamente sollevato la questione del Tibet con Xi Jinping, soprattutto in un momento in cui molti leader mondiali evitano di farlo, ma riteniamo che il Presidente americano potrebbe fare molti di più. In pratica, oggi Obama ha detto le stesse parole usate nel 2011 durante l’incontro alla casa Bianca con il presidente Hu Jintao. Tuttavia, la situazione dei tibetani sotto la presidenza di Xi Jinping è andata di male in peggio e 142 tibetani si sono autoimmolati in segno di protesta contro l’oppressione cinese. Non è sufficiente ripetere le dichiarazioni del passato. Il pugno di ferro di Xi sui tibetani deve essere riconosciuto e denunciato esplicitamente e pubblicamente. Il Presidente Obama e i leader di tutto il mondo devono rendersi conto che la loro approccio in termini di ‘democrazia morbida’ alla situazione del Tibet e dei diritti umani in Cina è stato un fallimento. Xi Jinping e le autorità cinesi devono essere affrontate pubblicamente e ogni discussione confidenziale o a porte chiuse deve ora essere affrontata alla luce del sole. Fino a quando i leader del mondo continueranno a camminare in punta dei piedi attorno alla questione del Tibet e dei diritti umani, consentendo alla Cina di salvare la faccia, Pechino, non dovendo pagare alcun prezzo, nemmeno l’imbarazzo di un pubblico confronto, si sentirà autorizzata a perseverare nei suoi metodi repressivi”.
Cancellata la visita del Dalai Lama negli Stati Uniti
La visita del Dalai Lama negli Stati Uniti, prevista per il mese di ottobre, è stata cancellata. Il leader religioso buddista è giunto a Rochester, nel Minnesota, all’inizio della scorsa settimana per accertamenti clinici presso la clinica Majo. Al termine degli esami clinici i medici hanno consigliato al Dalai Lama un periodo di riposo per tutte le prossime settimane.
Questo l’annuncio dell’Ufficio del Tibet che in un comunicato ha precisato che “Sua Santità non ha problemi di salute. Gli esami clinici sono buoni e il Dalai Lama farà presto ritorno a Dharamsala”. Qualche settimana fa il primo Ministro Lobsang Sangay aveva annunciato che il conferimento dell’iniziazione di Kalachakra officiato dal Dalai Lama e previsto per il mese di gennaio 2016 era stata rinviato al 2017. La decisione si ritiene dovuta alla fittissima agenda personale del Leader religioso tibetano che ha visto la sua partecipazione alle celebrazioni svoltesi in tutto il mondo per il suo 80° compleanno. Il Dalai Lama è inoltre reduce da una visita di nove giorni nel Regno Unito.
Fonti: Phyul – Students for a Free Tibet – Tibet Post