Ngaba: arrestati tre giovani tibetani. Delhi: entrato nel 26° giorno lo sciopero della fame indetto dal TYC

Lobsang - Ngaba6 ottobre 2015. Altri tre giovani tibetani sono stati arrestati lo scorso mese dalla polizia cinese per aver protestato da soli a Ngaba, città della regione dell’Amdo. Nella giornata di ieri si è appreso da fonti tibetane che il 23 settembre è stato tratto in arresto Lobsang Jamyang (nella foto), un monaco appena quindicenne appartenente al monastero di Kirti. Il 10 settembre sono stati fermati Trinley e Lobsang, due laici tibetani di circa vent’anni.

Lobsang Jamyang è stato arrestato nel pomeriggio del 23 settembre mentre percorreva la via principale di Ngaba, ormai tristemente nota come “Strada dei Martiri” gridando slogan inneggianti alla libertà del Tibet e al ritorno del Dalai Lama. Nel volgere di pochi minuti dall’inizio della sua solitaria protesta è stato circondato e trasferito in una località sconosciuta. Il ragazzo, nato nel villaggio N.2 di Meruma, era entrato giovanissimo nel monastero di Kirti dove praticava lo studio dei testi base della filosofia buddista.

Il 10 settembre sono invece stati arrestati Trinley e Lobsang (nella foto), due ventenni tibetani laici. Entrambi percorrevano la strada gridando “Vogliamo la libertà in Tibet” e “Lunga vita al Dalai Lama”. Anche di loro non si hanno notizie. Le autorità cinesi hanno imposto restrizioni su tutti i canali di comunicazione, inclusi Internet e i telefoni mobili. Il personale di sicurezza sorveglia tutta la città e in particolare la “Strada dei Martiri” (Pawoe Sanglam), dove molti tibetani si sono autoimmolati o hanno dato vita a manifestazioni di protesta: nel solo mese di settembre sono state otto le persone che hanno manifestato da sole per la libertà del Tibet. Sono stati arrestati anche alcuni passanti colpevoli di sostenere le loro proteste.

Lobsang e ThinleyIl 3 ottobre le autorità cinesi della provincia del Gansu hanno rilasciato per le precarie condizioni di salute Lakyab, un prigioniero politico, oggi venticinquenne, arrestato nel 2008, anno in cui le proteste dilagarono in tutto il Tibet, con l’accusa di aver cercato di incendiare un edificio governativo e una stazione di polizia a Tserima, nella Contea di Machu. Inizialmente detenuto nella prigione di Machu, è stato trasferito nel corso degli anni in altre tre strutture carcerarie dove ha subito maltrattamenti e torture.

Delhi: entrato nel 26° giorno lo sciopero della fame ad oltranza indetto dal Tibetan Youth Congress

Dopo 26 giorni di digiuno si sono fatte precarie le condizioni dei digiunatori. Il 1° ottobre uno dei tre attivisti, la signora Tsewang Dolma è stata ricoverata all’ospedale Ram Manohar Lohia a causa dei forti dolori allo stomaco e dei violenti capogiri. La polizia indiana, attenta alle condizioni fisiche dei tre digiunatori, ha deciso per il ricovero nonostante Tsewang Dolma proclamasse la sua volontà di proseguire nello sciopero della fame. Gli altri due attivisti, Tamdin Hrichoe e Tenzin Wangchuk hanno rispettivamente perduto 17 e 16 chili di peso. Numerose le personalità indiane e tibetane che si recano quotidianamente alla tenda che li ospita, allestita a Jantar Mantar, per porgere ai digiunatori il loro augurio e sostegno.

Rinnoviamo ai lettori l’appello a firmare la petizione rivolta a Ban Ki Moon, Segretario Generale delle Nazioni Unite, al seguente sito web:

https://secure.avaaz.org/en/petition/United_Nations_Stand_up_for_Tibet/?npTRLjb

 

Fonti: Tibet Post International – Phayul