Delhi, 12 ottobre 2015. Il Tibetan Youth Congress ha ieri posto fine alla sciopero della fame ad oltranza iniziato nella capitale indiana da tre attivisti tibetani il 10 settembre scorso. Le Nazioni Unite hanno infatti risposto all’appello del movimento impegnandosi a soddisfarne le richieste.
In una lettera consegnata ai digiunatori da Yuri Asanasiev, coordinatore e rappresentante ONU in India, Ivan Simonovic, assistente del Segretario Generale dell’Ufficio del Commissario ONU per i Diritti Umani, ha chiesto agli attivisti di porre fine allo sciopero della fame ed ha assicurato la massima attenzione alle loro richieste. Nella lettera si dice inoltre che il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon è preoccupato per le loro condizioni di salute.
Il Presidente del TYC ha dichiarato che il risultato ottenuto dimostra la forza dei metodi di resistenza non-violenti e dell’intesa vincente quando si lotta uniti per il proprio paese. “Questa è una grande vittoria del popolo tibetano”.
Più cauto, il poeta e attivista Tenzin Tsundue si è invece detto poco fiducioso circa le assicurazioni fornite dalla Nazioni Unite. “Sono sorpreso che l’ONU abbia risposto alle richieste della nostra gente ma il fatto che si attivi solo quando le persone stanno per morire affievolisce la nostra fiducia negli alti ideali proclamati dalle Nazioni Unite”.
Lo sciopero della fame indetto dal Tibetan Youth Congress, la maggiore organizzazione in esilio a battersi per l’indipendenza del Tibet, è durato 32 giorni. Tre membri dell’esecutivo del TYC, Tamdin Hrichoe, Tenzin Wangchuk e Tsewang Dolma (quest’ultima ricoverata all’ospedale il 30 settembre per le difficili condizioni di salute) hanno digiunato sotto la tenda allestita a Jantar Mantar dove hanno ricevuto la visita di numerose personalità tibetane tra le quali il Sikyong Lobsang Sangay, Kalon Dolma Gyari e Kalon Dickyi Choyang, vicepresidente del Parlamento Tibetano in Esilio.
Fonte: Phayul