Inaspettata visita a Lhasa di una delegazione di parlamentari USA

delegazione USAIl Dalai Lama condanna gli attacchi terroristici di Parigi

16 novembre 2015. La scorsa settimana una delegazione di parlamentari USA guidata da Nancy Pelosi, leader dei Democratici alla Camera degli Stati Uniti, ha potuto visitare Lhasa (nella foto). I dirigenti cinesi hanno infatti concesso alla leader democratica, in visita ufficiale in Cina, l’opportunità di visitare, seppure sotto stretta sorveglianza, la capitale della cosiddetta Regione Autonoma Tibetana.

“La nostra è stata la prima delegazione del Congresso a poter entrare in Tibet dal 2008, l’anno segnato dalle dimostrazioni e dalle proteste”, ha dichiarato Nancy Pelosi in un comunicato. “Siamo grati al governo cinese per averci offerto l’opportunità di visitare Lhasa e di osservare, apprendere ed ascoltare come si svolge la vita sull’altopiano tibetano”. “Abbiamo avuto un franco scambio di vedute con il segretario della Regione Autonoma Tibetana, Chen Quanguo, con il vice segretario Baima Chilin e il segretario del Partito di Lhasa, Qi Zhala, sull’importanza che siano rispettati l’autonomia del Tibet, il suo ambiente, i diritti umani e la libertà religiosa del popolo. Abbiamo inoltre espresso la nostra preoccupazione in merito alla preservazione della peculiare eredità culturale, linguistica e religiosa del Tibet e al libero accesso in Tibet di delegazioni d’inchiesta”. La leader statunitense ha aggiunto di avere ribadito alle autorità cinesi che il Congresso e il popolo americano sostengono e appoggiano il Dalai Lama.

A conclusione del comunicato, Nancy Pelosi ha fatto sapere di avere avuto l’opportunità di visitare alcune importanti strutture riconosciute dall’UNESCO come luoghi di eredità mondiali tra cui il Palazzo del Potala e il tempio del Jokhang.

Diverso il tenore del resoconto della visita fornito dai media cinesi. Secondo il quotidiano Tibet Daily Nancy Pelosi ha “fortemente apprezzato” i grandi cambiamenti avvenuto in Tibet e il lavoro svolto dal governo cinese a difesa della libertà di religione, della cultura e dell’ambiente. La leader dei democratici USA avrebbe così dichiarato: “Grazie agli sforzi del governo cinese, lo standard di vita del popoli cinese, incluso quello tibetano, è sensibilmente migliorato. Tutto il mondo lo riconosce e dovete andarne fieri”. Secondo lo stesso articolo, Chen Quanguo, segretario della Regione Autonoma, avrebbe detto a Nancy Pelosi che gli Stati Uniti non dovrebbero sostenere le attività separatiste tibetane e dovrebbero vietare al Dalai Lama di visitare gli Stati Uniti.

Il 12 novembre, a Pechino, la delegazione ha incontrato il Premier Xi Jinping e, tra gli altri, il presidente del Congresso Nazionale del Popolo. Nel comunicato emesso al termine della visita si legge che la delegazione ha ribadito l’importanza che siano riconosciute in Tibet la libertà religiosa e la libertà di espressione, l’autonomia e la democrazia a Hong Kong e il rispetto dei diritti delle donne in tutta la Cina. I parlamentari americani si sono detti inoltre preoccupati per i recenti arresti di avvocati e attivisti nel campo dei diritti umani.

Fonti: The Tibet Post – Phayul

 

Il Dalai Lama condanna gli attacchi terroristici di Parigi

16 novembre 2015. Il capo spirituale dei tibetani ha condannato nella giornata di ieri gli attacchi terroristici di Parigi. “Nonostante i molti, incredibili progressi” – ha dichiarato il Dalai Lama dal Punjab – “il XX secolo ha visto anche l’insorgere di atti di violenza senza precedenti alla base dei quali sta l’idea che la migliore soluzione dei problemi sia il ricorso all’uso della forza. Anche gran parte della violenza a cui assistiamo nel XXI secolo ha la stessa radice. Se vogliamo vivere in pace, se vogliamo che il XXI secolo sia un periodo di pace e di dialogo dobbiamo intensificare in modo sistematico, a ogni stadio, dalla scuola primaria all’università, i programmi di studio. La violenza viene da gente poco lungimirante, fuori controllo. Questa situazione non può essere risolta con le preghiere o con l’aiuto dei governi. Dobbiamo cominciare il cambiamento a livello degli individui per poi estenderlo alle comunità e alla società tutta”.
Fonte: Phayul