Un nuovo piano quinquennale per il turismo del Tibet e un’operazione raddoppio per Lhasa, la capitale dell’altopiano. L’obiettivo emerso durante la Conferenza sullo sviluppo del turismo di Lhasa, che si è tenuta lo scorso 28 dicembre, è chiaro: raddoppiare le entrate turistiche nei prossimi cinque anni.
L’operazione delle autorità cinesi desta però qualche timore; la preoccupazione è che spingendo sul tasto commerciale e sull’ulteriore sviluppo del comparto ricettivo si possa minare il cuore tibetano della città e diluire quell’atmosfera di luogo religioso che aleggia attorno ai monaci tibetani e ai loro templi.
Il turismo è un comparto fondamentale per la capitale della regione autonoma del Tibet e vale oltre il 40% della produzione economica locale. Dal 2010 al 2015 le entrate del turismo di Lhasa sono triplicate, raggiungendo i 15,49 miliardi di yuan (circa 2,16 miliardi di euro) nell’ultimo anno, mentre le presenze turistiche sono cresciute del 23% e nel 2015 hanno sfiorato i 12 milioni. Con i progetti di sviluppo presentati nella conferenza di fine anno, la città punta a raddoppiare i proventi del turismo entro il 2020, raggiungendo così i 30 miliardi di yuan (4,2 miliardi di euro) sia grazie ai turisti cinesi sia ai visitatori dall’estero. Uno sviluppo, questo, che sarà in grado di creare 150 mila posti di lavoro.
Per sostenere la crescita del turismo la città investirà 100 miliardi di yuan (14 miliardi di euro) per intervenire sul fronte del miglioramento infrastrutturale (strade, aeroporti, strutture al servizio del turismo), per potenziare l’aspetto commerciale (duty-free, centri commerciali, sviluppo dell’e-commerce) e amplificare la promozione turistica anche all’estero.
Un progetto di sviluppo colossale su cui, come detto, non mancano perplessità. Le autorità cinesi recentemente hanno messo mano a una serie di paesi vicini a Lhasa, dove le abitazioni tradizionali tibetane sono state sostituite da case dallo stile cinese, senza che le popolazioni locali potessero avere voce in capitolo sulla decisione. Il progetto di ammodernamento del mercato di Lhasa, datato 2013, era stato al centro di numerose critiche, tra cui quella della scrittrice tibetana Tsering Woeser. «Lhasa è stata distrutta da un eccessivo sviluppo commerciale. Lhasa non esiste solo per i turisti, ci sono persone vere che vivono qui ed è anche un luogo religioso». E lo scenario tracciato dal nuovo piano quinquennale, che punta a portare nella città tibetana 24 milioni di turisti all’anno, i grandi marchi del commercio internazionale e catene di fast food, non va certo nella direzione di preservare l’impronta tradizionale della città.
di Maicol Mercuriali
italiaoggi.it – 14 gennaio 2016