1 febbraio 2016. Il governo cinese ha annunciato che la cosiddetta Regione Autonoma Tibetana sarà chiusa al tutti i visitatori stranieri a partire dal 25 febbraio e ha dato ordine alle autorità di tutte le più importanti città e contee di assicurarsi che entro questa data tutti i turisti abbiano lasciato la regione.
Il divieto di ingresso in Tibet resterà in vigore fino al 30 marzo. Il periodo di chiusura comprende quindi la data ritenuta “sensibile”, del 10 marzo, ricorrenza del 57°anniversario dell’insurrezione di Lhasa e dell’ottavo anniversario delle manifestazioni anticinesi che nel 2008 dilagarono dalla capitale tibetana in tutto il paese. Il Tibet fu chiuso al turismo ogni anno, dal 2008 al 2012, in concomitanza della celebrazione del celebrazione del Losar, il capodannno tibetano che quest’anno si festeggia i giorni 8 – 9 e 10 febbraio, e della ricorrenza del 10 marzo. Nel 2011, le autorità cinesi chiusero i confini della Regione Autonoma Tibetana al turismo straniero anche alla fine del mese di giugno: il provvedimento era stato imposto in vista delle grandiose celebrazioni programmate a Lhasa per commemorare il 90° anniversario della nascita del Partito comunista, avvenuta nel 1921, e il 60° anniversario della “pacifica liberazione” del Tibet. Il divieto fu nuovamente imposto agli stranieri e agli stessi tibetani residenti nelle aree attorno alla capitale anche nel mese di luglio, in occasione della celebrazione del compleanno del Dalai Lama. Il Sichuan e le altre aree del Tibet occidentale, abitate da popolazioni di etnia tibetana e teatro della maggior parte dei casi di auto immolazione, erano ormai da mesi chiuse al turismo e alla stampa.
Nel corso del 2012, il Tibet fu isolato dal resto del mondo non solo in occasione della ricorrenza del Losar e del 10 marzo ma anche all’inizio del mese di giugno, dieci giorni dopo l’autoimmolazione di Dargye e Dorjee Tseten, due tibetani che si erano dati fuoco a Lhasa il 27 maggio. Si ritenne che il provvedimento, ufficialmente non motivato, fosse da porre in relazione alle due autoimmolazioni avvenute a Lhasa e al conseguente tentativo di tenere lontani non solo gli stranieri ma anche di respingere le centinaia di tibetani giunti in pellegrinaggio nella capitale in concomitanza con l’inizio del Saka Dawa, la celebrazione della nascita, dell’illuminazione e della morte del Buddha, un appuntamento che richiama ogni anno un grande numero di pellegrini e di visitatori stranieri.
Fonti: Phayul – Redazione