28 aprile 2016. E’ deceduto ieri in Honduras, dove era in vacanza, Harry Wu, l’attivista cinese per i diritti umani, fondatore della Laogai Research Foundation che ha dato l’annuncio della sua scomparsa.
Era nato nel 1937 a Shanghai, in una famiglia benestante. Studiava geologia quando fu arrestato per aver criticato l’invasione dell’Ungheria da parte dell’Unione Sovietica. Accusato di essere “controrivoluzionario”, nel 1960, all’età di 23 anni, fu condannato a trascorrere 19 anni nei Laogai, i famigerati campi di prigionia cinesi. Subì torture, pestaggi, malnutrizione e un duro regime di lavoro.
Tre anni dopo la morte di Mao, nel 1979, Wu fu rilasciato e nel 1985 si trasferì negli Stati Uniti. Divenne cittadino americano nel 1994. Tornò spesso nel suo paese d’origine per condurre ricerche sui Laogai, veri e propri campi di concentramento, su modello dei lager nazisti, dove i detenuti erano costretti al lavoro forzato in condizioni disumane. Furono creati, come riporta il sito della Laogai Research Foundation Italia, allo scopo di perpetuare la macchina dell’intimidazione e del terrore, con il lavaggio del cervelli per gli oppositori politici, e di fornire un’inesauribile forza lavoro a costo zero.
Nel 1992 Harry Wu fondò a Washington D.C. la Laogai Research Foundation “per preservare la memoria delle molte vittime dei Laogai e informare il pubblico sulle atrocità commesse dal regime comunista cinese”. Fu nuovamente arrestato durante un viaggio in Cina nel 1995 e condannato a 15 anni con l’accusa di spionaggio. Fu però presto estradato negli Strati Uniti dove continuò a documentare le violazioni di diritti umani in Cina.
Nei suoi libri “Laogai, the Chinese Gulag” e “Contro rivoluzionario”, Wu descrive un laogai noto come “Fattoria Qingue” fornendo informazioni dettagliate sulla sua ubicazione, la sua storia e la sua attività correlate da fotografie scattate durante il viaggio del 1995.
Sostenitore della lotta non violenta del popolo tibetano, Harry Wu ha a più riprese pubblicamente criticato l’operato della Cina all’indomani dell’invasione del Tibet con l’incarcerazione di migliaia di oppositori del regime e la distruzione di templi e monasteri.
Fonti: Laogai Research Foundation Italia – Redazione