Amdo: in seguito alle proteste dei tibetani le autorità cinesi sospendono pro tempore i lavori degli impianti minerari di Akhori

Akhkori

22 giugno 2016. In seguito alle proteste dei tibetani, le autorità cinesi del distretto di Akhori, nella Contea di Chuchen, Prefettura di Ngaba, Regione dell’Amdo, sono state costrette a sospendere temporaneamente i lavori preparatori alla realizzazione del progetto di sfruttamento delle locali risorse minerarie.

L’opposizione dei tibetani al progetto è iniziata nel 2013 quando i cinesi inviarono ad Akhori le maestranze destinate ad iniziare i lavori di sfruttamento minerario della zona e, in particolare, di una montagna ritenuta sacra e meta di pellegrinaggio da parte degli abitanti di quattro villaggi vicini. In quell’occasione ogni attività fu temporaneamente sospesa. Tuttavia, il 28 marzo del corrente anno l’invio in zona di nuovi lavoratori e macchinari ha provocato l’immediata reazione dei tibetani: oltre duecento nomadi si sono accampati intorno ad Akhori (nella foto) cercando di impedire la prosecuzione dei lavori. La polizia ha represso con violenza la protesta e, negli scontri con le forze dell’ordine, venti tibetani hanno riportato gravi ferite a causa delle percosse. Sette sono stati fermati. Lo scorso 20 maggio, il governo locale ha stanziato ad Akhori nuove forze di polizia nell’intento di intimidire i tibetani e dissuaderli dal protestare.

Le minacce non hanno però dissuaso i tibetani: i rappresentanti dei villaggi si sono rivolti direttamente alle autorità locali chiedendo la cessazione delle attività minerarie, la protezione dei nomadi e la fine della distruzione dell’ambiente naturale. Le loro petizioni hanno attirato l’attenzione dei media locali e dei gruppi di sostegno al Tibet. L’ampia risonanza della pacifica protesta degli abitanti di Akhori ha indotto i cinesi a sospendere nuovamente i lavori anche se la forzata pausa non è destinata a durare a lungo poiché questo progetto di estrazione mineraria è uno dei più importanti tra quelli previsti dall’Ufficio di Rilevamento Geologico Cinese per il periodo compreso tra il 2016 e il 2018.

Così dichiara un rappresentante della comunità: “Gli abitanti dei distretti di Akhori stanno proteggendo l’ecosistema a rischio delle loro stesse vite e sono decisi a non arrendersi. Grazie al sostegno di quanti credono nella giustizia e all’attenzione a noi riservata dai mezzi di comunicazione, il governo locale ha per ora fermato il progetto ma, se ne avesse l’opportunità, eliminerebbe senza pietà tutti i tibetani”. “Vorremmo che la Cina adottasse una nuova linea politica che non ci costringesse ad affrontare gruppi armati violenti. Non vogliamo più essere discriminati o ingannati dal governo cinese. Ci considerano un nemico e ci trattano come giocattoli, non abbiamo alcuna libertà”.

 

Fonte: The Tibet Post International