29 settembre 2016. Esattamente alle 18.59 del 28 settembre, centinaia ombrelli gialli sono stati contemporaneamente aperti dai giovani di Hong Kong per ricordare il secondo anniversario della protesta che nel 2014, per 79 giorni, ha infiammato le strade dell’ex colonia britannica.
Fu infatti in quella precisa ora del mattino che la polizia lanciò i primi candelotti lacrimogeni sulla folla dei manifestanti che avevano invaso ed occupato le principali arterie di Hong Kong, e in particolare il distretto finanziario, per protestare contro il rifiuto di Pechino di concedere il diritto di suffragio universale per l’elezione del nuovo capo dell’esecutivo della città. Ebbe inizio in quel giorno un’era di disobbedienza civile capeggiata dal movimento pro-democrazia denominato “Occupy Central”.
Per ripararsi dai lacrimogeni e dagli spray urticanti della polizia gli abitanti di Hong Kong, per lo più teenager e studenti universitari, aprirono centinaia di ombrelli gialli che fecero conoscere al mondo la protesta con il nomignolo di “Movimento degli Ombrelli”. Nei giorni che seguirono, vaste aree della città furono occupate dalle tende dei manifestanti e migliaia di cittadini si riversarono nelle strade in segno di solidarietà con gli esponenti del movimento brutalmente percossi dalla polizia.
Il Partito Comunista Cinese affermò che la protesta era stata fomentata da “forze straniere ostili” e definì “una farsa” la proposta dell’indizione di un referendum espressione della volontà popolare avanzata dal Movimento. Li Fei, vice Segretario Generale del Comitato permanente dell’Assemblea nazionale del Popolo, spiegò che “avere candidati nominati in maniera libera non avrebbe fatto altro che creare una società caotica” e ricordò che il capo dell’esecutivo “deve avere, come primo requisito, l’amore per la patria”. Inoltre, nel suo “Libro bianco” del giugno 2014, la Cina sostenne che “qualcuno ha un concetto confuso e pieno di buchi del modello ‘una nazione, due sistemi’. Hong Kong ha un alto grado di autonomia, ma non autonomia piena. È Pechino l’ultimo livello di giurisdizione”.
Preclusa ogni possibilità di dibattito, la protesta fu soffocata. Ma lo spirito di Occupy Central non è stato fiaccato. Joshua Wong, uno degli studenti che due anni fa guidarono la protesta, ha dichiarato che il Movimento degli Ombrelli continua nell’animo delle nuove generazioni. “Ci aspettano tempi duri ma dobbiamo continuare a coltivare la speranza, la fiducia e il coraggio di quei giorni, pronti a combattere future battaglie. Ci risolleveremo, vogliamo il suffragio universale”.
Fonti: Radio Free Asia – Redazione