2 novembre 2016. Mentre a Serthar prosegue l’allontanamento forzato dei monaci e delle monache, le autorità cinesi obbligano i religiosi espulsi a firmare un documento in cui si impegnano a non fare più ritorno all’Istituto di studi buddisti.
Radio Free Asia riferisce di aver appreso da fonti locali che prima di lasciare Larung Gar i monaci e le monache devono inoltre impegnarsi a “difendere l’unità della nazione” e a non tenere comportamenti contrari alla politica del governo locale. “Se non manterranno quanto promesso, i firmatari saranno ritenuti responsabili delle loro azioni”, prosegue la fonte tibetana testimone della demolizione e dell’allontanamento di migliaia di religiosi. “E’ ancora in atto la demolizione di centinaia di abitazioni. Il 30 ottobre circa un migliaio di monaci e monache sono stati fatti salire su autobus e scortati dalla polizia fino alle città di appartenenza”.
In un articolo pubblicato sul quotidiano The Guardian il 31 ottobre, il Primo Ministro tibetano Lobsang Sangay, in visita nel Regno Unito, ha scritto che la distruzione dell’Istituto di studi buddisti di Larung Gar è una prova della totale indifferenza della Cina nei confronti dei diritti dei tibetani all’interno del Tibet. Ha inoltre chiesto al governo inglese – il solo paese a riconoscere formalmente il Tibet come nazione indipendente prima dell’invasione cinese, riconoscimento sostenuto fino al 2008 – di non dimenticare il Tibet nei suoi rapporti con la Cina. Il leader politico tibetano ha aggiunto che il non opporsi alle pressioni cinesi significa appoggiarne la politica, una politica antidemocratica che si serve della legge solo per mantenere il potere anziché affermare la giustizia e che rifiuta ogni punto di vista contrario alla linea ufficiale del partito.
In un’intervista rilasciata alla BBC, Lobsang Sangay ha dichiarato che tutti i leader dovrebbero accogliere il Dalai Lama e ha definito “infelice” l’atteggiamento di quei governanti più interessati al denaro che ai valori morali. “Il Dalai Lama è uno dei leader più amati e rispettati del pianeta, ha affermato il Primo Ministro tibetano. Nel 2011 ha rinunciato al potere politico e ora, come il Papa, è solo un capo spirituale e come tale tutti i leader del mondo dovrebbero riceverlo e fare tesoro della sua saggezza”.
Fonti: Radio Free Asia – Phayul