12 gennaio 2017. Al termine della cerimonia di conferimento dell’Iniziazione di Kalachakra, il Dalai Lama ha dedicato oggi le sue preghiere ai pellegrini tibetani che non hanno potuto raggiungere Bodh Gaya a causa delle restrizioni imposte dalle autorità cinesi.
Migliaia di fedeli provenienti dal Tibet e già arrivati in Nepal o in India sono infatti stati costretti a rientrare in patria senza poter partecipare all’evento a causa delle minacce esercitate dalle autorità cinesi. Xu Zhitao, vice direttore dell’Ufficio per il Tibet presso il Dipartimento del Fronte Unito per il Lavoro, aveva negato i giorni scorsi ogni tipo di pressione da parte del governo sui pellegrini tibetani per dissuaderli dal presenziare alla cerimonia peraltro definita “illegale” e “strumento politico”. In una conferenza stampa organizzata il giorno 8 gennaio, Lobsang Sangay, capo dell’esecutivo tibetano in esilio, ha definito “falsa” questa dichiarazione e ha affermato di avere personalmente incontrato centinaia di devoti tibetani costretti a fare ritorno in Tibet pena la confisca dei passaporti, il sequestro dei documenti di viaggio, la perdita del lavoro e il taglio dei sussidi governativi. “Queste minacce sono del tutto inaccettabili – ha dichiarato il Primo Ministro – e costituiscono una lampante violazione dei diritti umani e della libertà di religione”.
Sfidando i divieti delle autorità, i tibetani delle province del Kham si sono riuniti in preghiera in piccoli gruppi all’interno delle abitazioni. Riferisce una fonte tibetana: “Nel mio villaggio la gente pratica il digiuno, esegue le prosternazioni, libera gli animali, e questo avviene anche in altre località. Nelle famiglie e nei monasteri si recitano i mantra e il tutto avviene con discrezione, senza dare nell’occhio, per non incorrere nelle sanzioni governative”.
Le autorità della contea di Dechen, nella provincia dello Yunnan, hanno emanato una circolare (di cui Tibet Post International è entrata in possesso di una copia) nella quale si afferma che “chiunque in questi giorni si dedica alla pratica di attività religiose o ad altre attività a sostegno del Kalachakra contravviene all’articolo 55 della Legge cinese sulla Pubblica Sicurezza ed è passibile di una pena detentiva di durata variabile dai 10 ai 15 giorni estensibile a cinque anni per i “casi più gravi”.
Fonti: Tibet Post International – TibetNet