9 febbraio 2017 (AsiaNews). Le autorità del Sichuan, provincia sud-occidentale della Cina, hanno disposto la scarcerazione di un cantante tibetano, detenuto quattro anni per aver scritto canzoni che lodavano il Dalai Lama e sottolineavano la durezza della vita sotto la legge di Pechino.
Amchok Phuljung (nella foto), la cui produzione musicale era molto popolare, prima dell’arresto, nelle aree tibetane della Cina, è stato rilasciato il 2 febbraio dalla prigione di Mianyang dopo aver scontato in carcere l’intera pena. Lo riferisce una fonte che vive nella regione e che ha informato sull’accaduto la RFA’s Tibetan Service.
Parlando in condizioni di anonimato, la fonte ha dichiarato: “Le autorità cinesi hanno informato la sua famiglia della liberazione alcuni giorni prima, e hanno avvertito che nessuno si sarebbe dovuto recare in carcere per accoglierlo”. “Ma quando Amchok Phuljung è arrivato nel suo villaggio di origine, nella contea di Marthang [Hongyuan, in cinese], ha ricevuto una calorosa accoglienza e ad attenderlo c’erano molte persone, sciarpe cerimoniali e canti in suo onore”.
L’informatore afferma che Phuljung fu preso in custodia dalle autorità cinesi il 3 agosto 2012, dopo un breve periodo di latitanza. L’arresto avvenne in una sala da thè della contea di Barkham (Ma’erkang in cinese, nel Sichuan), e all’inizio fu tenuto segreto fino alla sentenza e al trasferimento alla prigione di Mianyang, dove ha scontato la sua pena. “Prima della sua detenzione, Amchok Phuljung aveva pubblicato cinque album di musica che comprendeva canti patriottici tibetani, cosa che ha accrebbe la sua popolarità tra i fan”.
Un amico del cantante aveva raccontato a Rfa che, tra le 13 canzoni rilasciate nel quinto DVD di Phuljung, ve ne erano alcune di lode al leader spirituale in esilio, il Dalai Lama, e il primo ministro Lobsang Sangay, anch’egli in esilio.
Le autorità cinesi considerano il Dalai Lama e Lobsang Sangay pericolosi separatisti e puniscono con durezza ogni espressione di sostegno ad entrambi da parte dei tibetani che vivono sotto il governo di Pechino.
Un’altra fonte ha riferito che nel frattempo le autorità hanno liberato anche un monaco tibetano imprigionato nel 2013 dopo essere stato coinvolto in una protesta di auto-immolazione contro il dominio cinese nelle regioni tibetane.
La fonte di Rfa, anch’essa in condizioni di anonimato, ha raccontato che il rilascio è avvenuto il 31 gennaio. Yonten, monaco 37enne del monastero di Thangkor Soktsang, nella contea di Dzoege (Ruo’ergai), nel Sichuan, è stato scarcerato dopo aver scontato la sua intera condanna di tre anni e sei mesi di carcere. “E’ tornato alla casa della sua famiglia ed è in buona salute”, prosegue la fonte: “In questo momento si sta riposando e presto tornerà al suo monastero per riprendere i suoi studi”.
Yonten era uno dei cinque tibetani presi in custodia a seguito della protesta di auto-immolazione del monaco 18enne Konchok Sonam, che si diede alle fiamme il 20 luglio 2013 in nome della libertà del Tibet.
La madre di Sonam e il suo insegnante del monastero erano tra i cinque arrestati, ma furono rilasciati il 22 luglio dopo un interrogatorio della polizia.
Fonte: AsiaNews