16 febbraio 2017. Il rapporto annuale pubblicato dal network Chinese Human Rights Defenders (CHRD), un gruppo costituito da Organizzazioni non Governative sia cinesi sia internazionali, definisce “ad alto rischio” il lavoro di quanti si adoperano a difesa del diritti umani all’interno della Cina.
Il rapporto afferma che nel corso del 2016, sotto il governo autoritario del presidente Xi Jinping, la Cina ha rifiutato qualsiasi tipo di apertura politica e di riforma in sintonia con lo stato di diritto rendendo estremamente rischioso il lavoro degli operatori a difesa dei diritti umani. Sono state emanate nuove leggi destinate a colpire specificatamente quanti lavorano in questo settore, considerati dal governo “criminali” e sottoposti a torture allo scopo di estorcere “confessioni forzate”.
In un’intervista rilasciata a the Guardian, un ricercatore di CHRD si è così espresso: “Pechino sembra intenzionata a tacitare la società civile sia ponendo dei limiti alle attività e al finanziamento delle Organizzazioni non Governative sia criminalizzando l’operato degli attivisti in nome della salvaguardia della sicurezza nazionale”. “Chiediamo al governo cinese di rilasciare i difensori dei diritti umani tratti in arresto, di indagare in modo imparziale sui casi di tortura sottoponendo a giudizio gli eventuali responsabili e di consentire ai detenuti di valersi dei consulenti legali”. Nel rapporto si chiede inoltre a Pechino di revocare le durissime leggi lesive del diritto alla libertà di espressione e di pacifica associazione e di consentire alla Organizzazioni non Governative di svolgere un ruolo attivo nella promozione e protezione dei diritti umani in Cina.
Fonte: Phayul