22 maggio 2017. Jamyang Losel, un monaco tibetano di 22 anni, si è dato la morte con il fuoco il 18 maggio a Chengtsa, nella Prefettura Autonoma Tibetana di Huangnan, Regione dell’Amdo.
Il giovane monaco, appartenente al monastero di Jerteng, situato nel villaggio di Nangra, si è cosparso di benzina e si è dato fuoco attorno alla mezzanotte di giovedì scorso nelle vicinanze della Ruota di Preghiera di Chengtsa. Fonti tibetane hanno fatto sapere che Jamyang è deceduto a causa delle gravissime ustioni riportate. Le autorità cinesi hanno rifiutato di consegnare il corpo ai famigliari.
Sale a quattro il numero dei tibetani che si sono autoimmolati in Tibet nel 2017 in segno di protesta contro l’occupazione cinese. Sono 150 i tibetani che dal 2009 ad oggi sono ricorsi a questo gesto estremo e si sa con certezza che almeno 125 sono deceduti.
Da Dharamsala, il Presidente (Sikyong) dell’Amministrazione Centrale Tibetana Lobsang Sangay ha espresso la sua preoccupazione per la morte di tanti giovani tibetani. “Il sacrificio della propria vita offerto dai tibetani all’interno del Tibet evidenzia quanto sia insopportabile vivere sotto la repressione del governo cinese. E’ tempo che Pechino risponda alle istanze dei tibetani che, in Tibet, chiedono la libertà e il ritorno del Dalai Lama. La questione del Tibet può trovare una soluzione pacifica se la Cina riprenderà il dialogo con i rappresentanti tibetani sulla base dell’Approccio della Via di Mezzo”.
Fonti: Tibet Post International – Human Rights Desk DIIR