28 dicembre 2017. Dhondup Wangchen, l’attivista tibetano autore del documentario “Leaving Fear Behind”è riuscito a fuggire dal Tibet e, finalmente libero, è arrivato a S. Francisco il pomeriggio del 25 dicembre.
L’annuncio ufficiale dell’arrivo negli Stati Uniti di Dhondup Wangchen è stato dato il 27 dicembre dall’organizzazione svizzera “Filming for Tibet” che per anni si è battuta per il rilascio del film maker tibetano. “Dhondup è arrivato salvo a S. Francisco il pomeriggio del 25 dicembre dopo una difficile e rischiosa fuga dal Tibet e dalla Repubblica popolare Cinese”, si legge nel comunicato. Queste le sue parole dopo la riacquistata libertà: “Dopo molti anni provo per la prima volta una sensazione di sicurezza e libertà. Ringrazio tutti coloro che hanno fatto sì che io potessi riabbracciare mia moglie e i miei figli anche se mi rattrista il pensiero di aver dovuto lasciare il Tibet, la mia terra”.
Dhondup Wangchen fu arrestato dal governo cinese nel marzo 2008 e condannato a sei anni di carcere l’anno successivo. Viaggiando attraverso l’Amdo assieme al monaco tibetano Jigme Gyatso, popolarmente conosciuto con il nome di Golok Jigme, e intervistando gli abitanti della regione alla vigilia dei Giochi Olimpici di Pechino 2008, Dhondup Wangchen aveva realizzato il documentario “Leavin Fear Behind”. Il materiale raccolto era poi stato inviato nascostamente in Svizzera dove il cugino di Wangchen, Gyaljong Tsetrin, aveva editato le 35 ore di “girato” realizzando un video della durata di 25 minuti. Nelle immagini, i tibetani raccontavano la distruzione della cultura tibetana per mano dei cinesi, la violazione della libertà di culto e il costante, immutato rispetto per il Dalai Lama, loro leader in esilio.
Dhondup Wangchen e Jigme Gyatso furono arrestati il 28 marzo 2008. Dhondup fu condannato a sei anni di carcere con l’accusa di “sovversione al potere dello stato”. A Jigme Gyatso, che nell’area di Sertar era noto e rispettato per il suo attivismo in campo sociale, furono inflitti sette mesi di carcere e, a causa delle torture patite, rischiò di morire. Fece ritorno al monastero nel maggio 2009 ma scomparve nel settembre 2012. Non si ebbero più sue notizie fino al 27 novembre dello stesso anno quando l’ufficio di Pubblica Sicurezza della provincia di Gansu emanò un ordine di arresto del religioso accusandolo di “omicidio”. Riuscì a lasciare il Tibet e a raggiungere Dharamsala il 18 maggio 2014.
Scarcerato il 5 giugno 2014, dopo aver scontato la pena carceraria inflittagli, Dhondup, lungi dall’essere nuovamente un uomo libero, non poté lasciare il Tibet per ricongiungersi ai famigliari: per tutti questi anni è stato sottoposto ad uno stretto regime di sorveglianza e gli è stato negato ogni movimento e tentativo di comunicazione.
Temendo per la sua sorte, la moglie di Dhondup Wangchen, Lhamo Tso e l’organizzazione in esilio Filming for Tibet, che opera a sostegno del lavoro dei film maker tibetani, lanciarono una campagna per sostenere l’innocenza di Jigme Gyatso e chiedere che fosse prosciolto da ogni accusa. Le informazioni raccolte da Filming for Tibet con l’aiuto di Lhamo Tso fornirono la prova che le accuse rivolte dalle autorità cinesi a Jigme Gyatso erano prive di fondamento. Lhamo Tso, amica di lunga data di Jigme, si appellò al governo degli Stati Uniti e ai governi di tutto il mondo affinché la Cina smettesse di dargli la caccia e revocasse l’ordine di arresto. A tutti i gruppi di sostegno al Tibet fu chiesto di mobilitarsi e rendere pubblico questo appello.
Fonti: Filming for Tibet – International Tibet Network – Redazione