Celebrato a Ginevra il 59°anniversario dell’insurrezione nazionale tibetana

Ginevra610 marzo 2018. Migliaia di tibetani e sostenitori della loro causa arrivati da tutta Europa hanno celebrato a Ginevra il 59° anniversario dell’insurrezione nazionale tibetana.

La pioggia battente che ha accompagnato il corteo per le prime due ore della manifestazione non ha scoraggiato le migliaia di tibetani, soprattutto giovani, e dei loro sostenitori che al grido di “Free Tibet” e di slogan che reclamavano il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali hanno raggiunto il Jardin Anglais tra lo sventolio di centinaia di bandiere. Imponente la folla dei manifestanti, circa 7000 persone, tra i quali tantissimi volti di giovanissimi tibetani.

Numerosi gli interventi degli oratori che si sono succeduti sul palco. Tra i nomi più illustri quelli di Ngodup Dorje, rappresentante dell’Amministrazione Centrale Tibetana a Ginevra, di Thubten Wangchen, parlamentare tibetano e presidente della Casa del Tibet di Barcellona, di Thomas Mann, presidente del gruppo Tibet presso il Parlamento Europeo, di Giulio Terzi di Santagata, ex Ministro degli Esteri italiano, di Norman Baker, ex Ministro degli Esteri del Regno Unito e della signora Molli Scott Cato, europarlamentare del Regno Unito.

A chiusura degli interventi è salito sul palco il presidente dell’Associazione Italia-Tibet, Claudio Cardelli. Queste le sue applauditissime parole:

Desidero ringraziare gli organizzatori che con grande sforzo e cooperazione sono riusciti a polarizzare l’attenzione dell’Europa sulla sacra causa del Tibet. Li ringrazio anche per avermi dato questo spazio che mi onora e onora l’Associazione Italia-Tibet che qui rappresento e che da 30 anni è impegnata a sostegno della causa tibetana. La vostra numerosa presenza è un incoraggiamento per tutti noi, consapevoli della giustezza della nostra azione, a continuare il nostro impegno finché il Tibet non avrà giustizia. E finché non avranno giustizia i 162 martiri che con il sacrifico della loro vita vogliono ricordare a un mondo sordo cieco e servile la grande ingiustizia che patisce il Tibet da 59 anni.

E’ questo per me 31° 10 marzo e nel corso di questi tre decenni tanti sono stati i momenti in cui abbiamo sperato in una imminente svolta che portasse Pechino a rivedere la sua ottusa, violenta e disumana politica sul Tetto del Mondo.

Inutile nasconderci che oggi la situazione è più difficile e scoraggiante che mai, ma stiamo vedendo nel mondo alcune reazioni nuove e inaspettate all’aggressiva e supponente politica espansionistica della repubblica popolare cinese.  Considerate gli USA, il Pakistan, guardate il progetto One Belt Road che molti stanno scoprendo per quello che è: una trappola economica.  Dobbiamo essere pronti e attenti a seguire queste reazioni e a convincere i nostri politici che la Cina porterà  nelle nostre città  e nelle nostre case i suoi metodi  politici e polizieschi e la sua  economia.

Noi, come associazione Italia-Tibet, in questo momento stiamo seguendo con molta attenzione e vogliamo allertare le nostre università  sul lavoro subdolo degli Istituti Confucio. Lungi dall’essere strumento di diffusione della cultura confuciana, gli Istituti Confucio sono un’emanazione di una branca del governo di Pechino chiamata Hanban, l’Ufficio nazionale per l’insegnamento del cinese come lingua straniera. Dietro questa denominazione apparentemente innocua si nasconde in realtà un potente strumento di propaganda politica con cui il Partito Comunista intende trasmettere un’immagine positiva della Cina attuale e, nel contempo, porre dei veti più o meno palesi nei confronti di iniziative culturali sgradite al regime anche se organizzate fuori dal territorio cinese.

Per fare un esempio, Pechino suggerisce agli Istituti Confucio di scoraggiare ogni presa di posizione critica del mondo occidentale nei confronti delle “tre T”: Tibet, Taiwan e Piazza Tienanmen, cioè su temi sensibili quali la repressione dei dissidenti interni e la violazione dei diritti umani, cui si aggiunge la persecuzione del movimento religioso Falun Gong.

La storia è sempre stata piena di soprese e l’impermanenza è un fenomeno che riguarda tutti, incluso il governo della repubblica popolare cinese il quale governo cerca di rendersi immortale deificando il nuovo Mao Tse Tung. Mr Xi Jinping. Ed eleggendolo a vita .

Per quanta forza e fiato avremo noi saremo sempre qui a difendere la sacra causa del TIBET e IL FUTURO DELLA NOSTRA STESSA CIVILTA, dei suoi principi di libertà  e di rispetto dei diritti umani acquisiti in secoli di lotte. E lo faremo uniti così come devono esserlo i nostri sorelle e fratelli tibetani. Noi siamo e saremo sempre i vostri amici. Tashi delek e grazie.

Claudio Cardelli