Il nuovo treno dalla Cina al Nepal
La ferrovia può passare sotto l’Everest

24 giugno 2018

Una ferrovia himalayana per collegare la Cina al Nepal. Si parla da anni di questo progetto ardito, forse temerario, ma i tecnici di Pechino sono sicuri di poterlo realizzare e ora il premier nepalese Khadga Prasad Sharma Oli e il collega cinese Li Keqiang hanno firmato un’intesa per la costruzione della linea. Per raggiungere Kathmandu, circondata dalle montagne più alte del mondo, sono possibili due direttrici, una che passa da Gyirong e l’altra che scorre ai piedi dell’Everest (Qomolangma in lingua locale): in ogni caso bisognerà scavare una lunga galleria, dice Wang Menshu, esperto dell’Accademia di scienze ingegneristiche.

Le ricognizioni sono già state effettuate, il tracciato parte dal polo commerciale tibetano di Xigaze e dovrà percorrere più di 700 chilometri in alta quota. Dal 2014 una linea ferroviaria collega Xigaze alla capitale della regione cinese del Tibet, Lhasa, capolinea della ferrovia Qinghai-Tibet. Si tratta di 1.900 chilometri e con l’esperienza acquisita i cinesi sostengono che anche la nuova tratta verso il Nepal «è tecnicamente ed economicamente fattibile». Agli scettici, che ricordano come Kathmandu sia 1.800 metri sopra il livello del mare e Gyirong, alla frontiera tra i due Paesi, sia ad un’altitudine di 2.800 metri, viene risposto con il dato di fatto che Lhasa e Xigaze, sono rispettivamente a 3.700 e 3.800 metri.

La Repubblica popolare cinese è all’avanguardia nella tecnologia ferroviaria: si è dotata in poco più di dieci anni di circa 20 mila chilometri di linee ad alta velocità, con treni che percorrono enormi distanze a una media di 350 km all’ora. Ma per i 700 chilometri verso la capitale del Nepal si prevede di non poter superare i 120 sul versante cinese e i 160 su quello nepalese. Tempi di costruzione previsti quattro anni. Costi non ancora precisati.

Si tratta anche di una sfida geopolitica, oltre che ingegneristica, perché il Nepal è considerato strategico dai due grandi rivali Cina e India. Xi Jinping ha impegnato il suo Paese nel progetto delle Nuove Vie della Seta e New Delhi lo osserva con sospetto, temendo un piano egemonico. A Pechino replicano che collegare Tibet e Nepal servirà lo scopo di incrementare gli scambi commerciali, far uscire la popolazione del piccolo Stato himalayano dalla povertà e aprirlo alla modernità.

Il premier Khadga Prasad Sharma Oli è in Cina da una settimana, con una delegazione di ministri che hanno firmato una decina di intese che prevedono il miglioramento dei collegamenti stradali, la costruzione di altri nove varchi alla frontiera, 50 chilometri di cavi a fibra ottica per le telecomunicazioni in territorio nepalese e cooperazione agricola e industriale. Il Nepal nel 2015 ha subito un terremoto devastante, costato la vita a 9 mila persone e la potenza economica cinese si offre di intervenire, prendendo il posto dell’India. Nella visita del premier nepalese si è discusso anche di due progetti per una centrale idroelettrica da 2,5 miliardi di dollari e una diga da 1,8 miliardi. Erano stati accantonati ma ora il premier Oli ha detto alla stampa di Pechino che il suo governo di ispirazione marxista-leninista, insediato a febbraio, è pronto a rivitalizzarli.

La Cina sta esportando la sua tecnologia ferroviaria nel mondo: ha aperto nel 2016 la prima linea completamente elettrificata in Africa Orientale, tra Addis Abeba a Gibuti: 760 chilometri costruiti in tre anni e mezzo a un costo di circa 4 miliardi di dollari. Ha firmato i contratti per completare una linea ad alta velocità tra Mombasa in Kenya e Malaba, al confine con l’Uganda. Xi ha proposto anche di costruire una tratta tra la costa del Perù sul Pacifico e quella del Brasile sull’Atlantico. Le Vie della Seta sono infinite.

Di Guido Santevecchi

Corriere.it – 24 giugno 2018