10 luglio 2018. Costretta per otto lunghi anni agli arresti domiciliari, Liu Xia, moglie del dissidente e Premio Nobel cinese Liu Xiaobo, è stata liberata ed è arrivata in giornata a Berlino.
Liu Xia, 57 anni, poetessa, era detenuta sotto stretta sorveglianza nella sua abitazione, a Pechino, dal 2010, anno in cui il marito, Liu Xiaobo, fu insignito del Premio Nobel per la Pace, premio che non gli fu concesso di ritirare in quanto nello stesso anno fu condannato a undici anni di prigione con l’accusa di “incitamento al sovvertimento dello stato”. Liu Xiaobo era stato tra gli ispiratori e i firmatari della “Carta 08″, il documento che proponeva un articolato piano di riforme e auspicava la fine del Partito unico. Il Premio fu ritirato dall’attivista cinese Yang Jianli. L’attrice Liv Ullmann lesse un discorso scritto da Liu Xiaobo nel dicembre 2009, due giorni prima di essere condannato dal regime di Pechino. Eccone uno stralcio: “Nel corso dei miei oltre cinquant’anni di vita, il giugno del 1989 ha rappresentato uno spartiacque. Fino a quel momento ero un esponente della prima generazione di studenti entrati all’università dopo la reintroduzione degli esami d’ingresso che la Rivoluzione Culturale aveva abolito. Dopo aver completato gli studi rimasi all’Università Normale di Pechino per insegnare. Gli studenti mi accolsero bene. E nel frattempo facevo l’intellettuale pubblico, scrivevo articoli e libri che suscitarono un certo clamore negli anni 80. Dopo il 4 giugno del 1989 fui gettato in prigione con l’accusa di “propaganda controrivoluzionaria e istigazione” perché ero tornato dagli Stati Uniti per prendere parte al movimento di protesta”.
Liu Xiaobo era uno strenuo sostenitore della causa tibetana e aveva firmato numerosi articoli sul Tibet. Nel 2008 aveva redatto un documento, inoltrato alle autorità cinesi, in cui venivano prospettate, in dodici punti, le possibili azioni da intraprendere per risolvere la questione del Tibet.
La liberazione di Liu Xia è avvenuta a un anno di distanza dalla morte del marito deceduto il 13 luglio 2017 per un tumore al fegato. Fortemente provata dai lunghi anni di isolamento, Liu aveva recentemente confidato a un amico, lo scrittore Liao Yiwu, in esilio in Germania, di preferire la morte alla vita che era costretta a vivere. “Non ho niente più da temere. Se non posso partire, morirò a casa mia. Xiaobo è già andato e non c’è più niente al mondo per me. È più facile morire che vivere. Usare la morte come sfida è la via più facile”. Queste le disperate parole di Liu Xia, interrotte da un pianto irrefrenabile.
Immediata la mobilitazione e gli appelli per la sua liberazione lanciati dalle associazioni e dai gruppi a difesa dei diritti umani. Anche l’Associazione Italia-Tibet ha sottoscritto le numerose campagne avviate e denunciato l’insostenibile situazione della vedova di Liu Xiaobo. Importante l’intervento del governo tedesco: a maggio, in occasione della sua visita a Pechino, la cancelliera Angela Merkel aveva parlato del caso di Liu Xia direttamente con il presidente Xi Jinping. La scorsa settimana un portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Lu Kang, aveva fatto sapere che “il governo si stava interessando delle sue condizioni di salute”. Oggi la svolta: “Liu Xia ha lasciato il Paese per cure mediche, di sua volontà”, ha dichiarato Hua Chunying, una seconda portavoce del Ministero degli Esteri.
Fonti: Phayul – BBC.com/news – redazione