10 settembre 2019. La polizia di frontiera nepalese ha arrestato e consegnato agli omologhi cinesi sei tibetani fuggiti dal Tibet in cerca di asilo politico.
Due testimoni oculari hanno riferito a Radio Free Asia che il 5 settembre sei rifugiati tibetani sono stati arrestati a Legme, ammanettati, portati alla stazione di polizia di Simikot e consegnati ai poliziotti cinesi la sera di quello stesso giorno. Vestiti in abiti tradizionali, avevano attraversato la frontiera a Purang, nella prefettura di Ngari. “Molti i passanti che hanno assistito al loro arresto e che hanno visto la polizia armata nepalese portarli in manette alla stazione di polizia “, ha riferito uno dei testimoni. Lungo la strada i poliziotti, con ampi gesti, hanno intimato ai presenti di non avvicinarsi ai tibetani e “hanno loro detto di non diffondere la notizia dell’accaduto, pena gravi conseguenze”.
A più riprese i sei tibetani hanno fatto appello alla polizia nepalese nel tentativo di spiegare che stavano entrando in Nepal in cerca di asilo. “Gli stessi abitanti della zona hanno perorato la causa dei rifugiati e chiesto che fossero liberati e lasciati andare, ma i poliziotti, infastiditi, hanno ignorato la loro richiesta” (Nella foto: una profuga tibetana arrestata dalla polizia nepalese durante la manifestazione del 2010).
Nella capitale nepalese e nei suoi immediati dintorni vivono oggi circa quindicimila profughi. Il loro esodo dal Tibet è iniziato nel 1959, dopo l’insurrezione di Lhasa e la fuga del Dalai Lama. Da allora, ogni anno, circa duemilacinquecento tibetani valicavano la frontiera nepalese nel tentativo di raggiungere l’India ma il loro numero è drasticamente calato dalla primavera del 2008, da quando l’esercito cinese, in seguito alle proteste che infiammarono Lhasa e l’intero Tibet, ha iniziato a presidiare militarmente tutto l’altopiano. A partire dal 2010, allo scopo di impedire l’ingresso dei tibetani in Nepal, il governo cinese e quello nepalese hanno firmato un accordo volto a incrementare le misure di sicurezza lungo il confine tra i rispettivi stati. Il governo di Kathmandu, ormai alleato di Pechino, che fornisce al Nepal importanti aiuti economici per la costruzione di infrastrutture (strade, ospedali, centrali elettriche), ha da tempo adottato, in nome della “One China Policy”, la linea dura nei confronti dei tibetani reprimendo duramente qualsiasi manifestazione e arrivando a riconsegnare alle autorità cinesi decine di profughi che, a prezzo di rischi enormi, valicano la frontiera nepalese nel disperato tentativo di raggiungere l’India.
Fonti: Radio Free Asia – Phayul