15 gennaio 2020. Kenneth Roth, direttore esecutivo di Human Rights Watch, è stato respinto dalle autorità di frontiera all’aeroporto di Hong Kong.
Arrivato ad Hong Kong per presentare il rapporto annuale sui diritti umani e sullo stato delle libertà in cento paesi, il direttore di Human Rights Watch è stato bloccato all’aeroporto dalle autorità cinesi, ufficialmente per “problemi di immigrazione”. Ne ha dato notizia il 12 gennaio lo stesso Kenneth Roth che, in passato, era entrato nell’isola senza problemi. Il 13 gennaio, per bocca di Geng Shuang, portavoce del Ministero degli Esteri, il governo di Pechino ha difeso il suo operato addossando alle organizzazioni non governative la responsabilità delle manifestazioni da mesi in corso nella città.
“E’ nel pieno diritto della Cina consentire o non consentire a qualcuno l’ingresso nel paese”, ha successivamente dichiarato Geng Shuang nel corso di una conferenza stampa. “Abbiamo prove evidenti che l’organizzazione non governativa ha in vari modi sostenuto i movimenti radicali anti cinesi favorendone le attività estremistiche, violente e criminali e appoggiando i separatisti inneggianti all’indipendenza di Hong Kong. Gruppi come Human Rights Watch sono responsabili del caos in cui versa l’isola e devono essere punite, devono pagare il giusto prezzo”. Lo scorso mese la Cina, come contromisura all’approvazione di una proposta di legge del Congresso USA a favore del movimento pro-democrazia, aveva annunciato l’imposizione di sanzioni contro le organizzazioni non governative statunitensi, inclusa Human Rights Watch che, a livello internazionale, si occupa della difesa dei diritti umani.
Presentando a New York il rapporto 2020 sui diritti umani, Roth ha reso noto, in un comunicato, che da tempo Pechino riduce al silenzio le voci critiche sul suo territorio. “Oggi però – prosegue il testo – il governo cinese cerca di estendere questa censura al resto del mondo.” All’interno delle frontiere cinesi, il governo di Xi Jinping sta attuando “l’oppressione più brutale e generalizzata” che il paese abbia conosciuto da anni. La repressione è particolarmente forte nello Xinjiang e a Hong Kong, dove la libertà è stata fortemente limitata. Il governo cinese non si limita a cercare di controllare unicamente il suo territorio ma “utilizza sempre di più la sua potenza economica e diplomatica per scoraggiare gli sforzi intrapresi all’estero al fine denunciare i suoi metodi repressivi”.
Fonti: TibetSun – HRW