Accordi economici Myanmar-Cina: tra le clausole l’appartenenza del Tibet alla RPC

Accordo Xi-Aung23 gennaio 2020. Presa di posizione del governo di Dharamsala contro una delle disposizioni inserita negli accordi economici firmati il 18 gennaio tra la Cina e lo stato del Myanmar.

Tsewang Gyalpo Arya, segretario del Ministero dell’Informazione dell’Amministrazione Centrale Tibetana, ha condannato una delle disposizioni contenuta nei trentatré articoli che compongono il trattato economico congiuntamente siglato lo scorso 18 gennaio dal presidente Xi Jinping e dall’attuale Consigliere di Stato della Birmania, Ministro degli Affari Esteri e Ministro dell’Ufficio del Presidente Aung San Suu Kyi. L’articolo nove dell’accordo prevede infatti il totale sostegno di Pechino a garanzia dello “sviluppo” e della “stabilità” di Myanmar. In cambio, l’ex Birmania conferma “la sua convinta adesione alla One China Policy” e riconosce Taiwan, Tibet e Xinjiang come “parti inalienabili della Cina”. Myanmar si impegna inoltre a fornire al suo potente vicino gli aiuti necessari alla soluzione dei problemi tra Pechino e le tre regioni.

Nel criticare quanto contenuto nell’accordo, un’evidente mistificazione dello status storico del Tibet all’interno di un trattato commerciale, il Segretario all’Informazione del governo tibetano in esilio ha affermato che “l’ostinazione con cui Pechino afferma che il Tibet è parte inalienabile della Cina altro non è che una menzogna senza alcun fondamento di verità”. Ha tuttavia aggiunto che “al momento l’Amministrazione Centrale Tibetana non chiede l’indipendenza ma intende risolvere la questione dei rapporti tra Cina e Tibet attraverso il dialogo, come prospettato nella linea politica della Via di Mezzo”. Anche il Ministro degli Esteri di Taiwan ha condannato e definito “un falso” quanto congiuntamente sottoscritto tra Cina e Myanmar, ha dichiarato che Taiwan non è parte della Cina e che solo il governo liberamente eletto dal popolo dell’isola ne è il rappresentante.

Fonte: Tibet.net