6 febbraio 2020 (AsiaNews). “La prevenzione e il controllo dell’infezione necessitano di un impegno basato sulla legge che sia scientifico e ordinato”. Così si è espresso ieri il presidente cinese Xi Jinping a un raduno del Comitato centrale del Partito.
Secondo Xinhua, Xi ha sottolineato che in Cina è importante “migliorare la legislazione legata alla prevenzione delle epidemie e al loro controllo, rafforzare le istituzioni di supporto e migliorare le procedure per le punizioni”. La Xinhua non cita nessuna parola di Xi riguardo alla crisi che attanaglia il Paese. L’epidemia di coronavirus originatasi a Wuhan è ormai diffusa in tutte le ormai diffusa in tutte le regioni della Cina e ad oggi ha fatto oltre 560 morti, con quasi 30mila infetti. Almeno 51 milioni di persone sono in isolamento forzato o volontario; centinaia di milioni di persone stanno subendo i contraccolpi per la chiusura delle fabbriche, per le ricadute dell’economia. Xi ha taciuto per lungo tempo e solo dopo che è stata dichiarata l’emergenza virus il 23 gennaio scorso, egli ha avuto alcune parole di sostegno alla “guerra” della nazione contro il “demone” dell’epidemia.
Ma è ormai evidente che ciò che non ha tenuto in questa crisi è la struttura della società cinese, in particolare il sistema di controllo dell’informazione, che ha ritardato per settimane la presa di coscienza del pubblico sulla gravità dell’epidemia che intanto si era sviluppata in tutto il Paese. L’altro grande limite a una risposta pronta è la struttura gerarchica e verticista del potere che non lascia a un sindaco la facoltà di prendere provvedimenti senza il benestare della leadership centrale di Pechino.
In questo senso le parole dette da Xi ieri sono una grande auto-assoluzione per confermare la dittatura del partito e il controllo sull’informazione quando è ormai evidente la necessità di libertà di stampa e di distribuzione delle responsabilità col
criterio della sussidiarietà.
Dopo un certo silenzio, la grande stampa di regime è tornata a piazzare in prima pagina foto del “cuore della leadership” e gli “Xi’s corner (l’angolo di Xi)”, dove viene esaltata ogni parola del presidente, segretario del Partito, direttore della Commissione militare centrale, responsabile delle riforme, ecc… Ma qua e là nel web appaiono critiche che dopo poche ore vengono oscurate e gli autori arrestati.
In questi giorni, Xu Zhangrun, professore di legge all’università Qinghua ha pubblicato un articolo criticando la leadership per aver fallito sul controllo dell’epidemia di coronavirus. Xu – che per un altro articolo contro la presidenza a vita di Xi è stato sospeso dall’insegnamento nel 2018 – ha accusato anzitutto “la tirannia” di aver distrutto “il sistema politico cinese” che si avviava alle riforme dopo la morte di Mao Zedong.
Secondo Xu, la repressione della società civile e della libertà di espressione operata da Pechino ha reso impossibile alla gente di rispondere subito all’allarme per l’epidemia. Secondo i suoi amici, Xu – che vive già sotto sorveglianza – sarà presto arrestato.
Due giorni fa è stata la volta di Xu Zhiyong. Egli ha pubblicato un articolo sui social in cui chiede a Xi di dimettersi perché “incapace di gestire le crisi” quali la guerra dei dazi con gli Usa, le proteste di Hong Kong e il coronavirus.
Xu Zhiyong è il fondatore del movimento dei Nuovi cittadini, un avvocato per i diritti umani, che ha già subito quattro anni di prigione per aver parlato in difesa della democrazia e contro la corruzione dei membri del partito.
Al presente Xu Zhiyong vive nascosto e sfugge alla polizia, anche se è molto attivo sui social. All’inizio dell’anno ha diffuso un messaggio in cui critica “il nuovo modello di totalitarismo di Xi Jinping.
di Bernardo Cervellera
AsiaNews – 6 febbraio 2020