16 settembre 2020. Oltre 160 organizzazioni a difesa dei diritti umani hanno sottoscritto una lettera in cui chiedono al presidente del Comitato Olimpico Internazionale di revocare l’assegnazione alla Cina dei Giochi Olimpici Invernali del 2022.
Nella lettera, indirizzata il giorno 8 settembre al presidente Thomas Bach, i firmatari affermano che le direttive poste in atto dal governo cinese nella regione dello Xinjiang, in Tibet e nella Mongolia interna mostrano che la Cina non è degna di ospitare i Giochi. “Quando il Comitato Olimpico Internazionale (IOC) ha ritenuto che l’assegnazione alla Cina delle Olimpiadi del 2008 avrebbe migliorato la situazione dei diritti umani ha compiuto un errore e gravemente compromessa la sua reputazione”, si legge nella lettera. “In realtà, il prestigioso riconoscimento non ha fatto altro che incoraggiare Pechino a proseguire nel suo comportamento. Siamo testimoni del regime di stretta sorveglianza imposto in Tibet, dell’incarcerazione di milioni di Uiguri, di quanto avvenuto a Hong Kong con l’imposizione della nuova legge, delle minacce arrecate alla lingua e alla cultura della Mongolia del sud, della detenzione, sparizione e morte di migliaia di avvocati, difensori dei diritti delle donne e attivisti pro democrazia. Ciononostante, lo IOC ha ripetuto il suo errore”.
“Chiediamo al Comitato di porre rimedio agli sbagli del passato sollecitamente dimostrando di possedere la volontà politica di rispettare i principi morali concernenti la ‘dignità umana’ alla base della Carta Olimpica. Lo IOC non deve permettere che la propria autorità morale sia ancora una volta messa in discussione”.
Zhao Lijan, un portavoce del Ministero degli Esteri cinese, ha replicato affermando che la lettera è un tentativo di politicizzazione dello sport al quale la Cina si oppone con fermezza. Il Comitato Olimpico ha fatto sapere di astenersi da ogni valutazione politica e che l’assegnazione dei Giochi Olimpici non è un segno di apprezzamento, da parte dello IOC, del sistema politico, delle condizioni sociali o della situazione dei diritti umani del paese ospitante”.
La scelta di Pechino, prima città ad ospitare i Giochi Olimpici sia estivi sia invernali, è avvenuta nel 2015. Soltanto Almaty, in Kazakistan, contendeva l’assegnazione alla capitale cinese dopo la rinuncia di Oslo, Monaco e Stoccolma. Chiamato ad esprimersi sulla situazione dei diritti umani in Cina e in Kazakistan, il presidente Bach aveva allora dichiarato che il ruolo del Comitato Olimpico consisteva “nel garantire l’applicazione dei principi della Carta durante i Giochi e a tutti i partecipanti”. “Ciò significa tolleranza, dialogo e assenza di ogni forma di discriminazione”.
Fonte: tibetnetwork.org – redazione