10 dicembre 2020. Limitazioni alla concessione del visto d’ingresso negli Stati Uniti sono stati imposte ai funzionari cinesi impegnati in attività repressive e di propaganda.
E’ quanto stabilito dal Dipartimento di Stato in data 4 dicembre 2020. In un comunicato il Segretario di Stato Mike Pompeo ha affermato che il Partito Comunista Cinese, attraverso l’attività del Dipartimento del Fronte Unito per il Lavoro, esercita un’opera di propaganda e compie atti intimidatori nei confronti di chiunque si oppone al regime di Pechino, atti che si sono tradotti nella violazione dei diritti delle popolazioni uigure e tibetane. “Il Fronte Unito – ha dichiarato Pompeo – minaccia studiosi, gruppi della società civile, membri della diaspora e delle minoranze etniche e religiose che denunciano gli atroci abusi dei diritti umani perpetrati nello Xinjiang, in Tibet e all’interno della stessa Cina. Il Fronte Unito prende di mira ogni individuo le cui azioni sono ritenute contrarie agli interessi del Partito infierendo con azioni intimidatorie anche sui famigliari”.
Gli Stati Uniti imporranno quindi delle limitazioni alla concessione dei visti d’ingresso ai funzionari cinesi e del Partito o ai soggetti operanti all’interno del Fronte Unito che hanno fatto ricorso alla violenza e alle minacce, alla diffusione di dati sensibili, ad atti di spionaggio, sabotaggio o di interferenza nella politica interna, nella privacy individuale o nelle attività commerciali americane. “Darò corso all’attuazione di queste restrizioni – ha concluso Pompeo – affinché sia chiaro che chiunque si macchi di azioni contrarie alle leggi internazionali non è benvenuto negli Stati Uniti”.
Martedì 8 dicembre la portavoce del Ministero degli Esteri cinese Hua Chunying ha risposto alle parole pronunciate dagli Stati Uniti. La portavoce cinese ha sottolineato che Pechino esorta la parte americana a porre fine a qualsiasi ingerenza negli affari interni della Cina, smettendola di minare lo sviluppo e la stabilità del Tibet con il pretesto delle questioni riguardanti la regione. La parte cinese esorta inoltre la parte americana a non fornire supporto alle forze pro-indipendenza tibetane e alle loro attività separatiste. Saranno adottate tutte le misure necessarie per difendere gli interessi della Repubblica Popolare. Hua Chunying ha inoltre ricordato che la parte cinese ha espresso tante volte la sua posizione sul cosiddetto “Reciprocal Access to Tibet Act”, sottolineando che si tratta di un provvedimento che viola gravemente le norme fondamentali delle relazioni internazionali e rappresenta un’ingerenza brutale negli affari interni della Cina.
Il 30 luglio 2018, con unanime voto bipartisan, la Commissione Giustizia USA aveva approvato il progetto di legge denominato Reciprocal Access Tibet Act che prevedeva la limitazione dei visti d’ingresso negli Stati Uniti ai funzionari cinesi se Pechino non avesse garantito a giornalisti, difensori dei diritti umani, diplomatici e turisti e osservatori americani libero accesso alle aree tibetane. (Nell’immagine: la votazione della Commissione Giustizia – foto di repretorio)
Fonti: Radio Free Asia – cri.cn – redazione