1° ottobre 2021. La Cina ha considerevolmente aumentato il numero dei tibetani reclutati per formare nuove unità militari a difesa dei territori lungo il confine con l’India.
Allo scopo di incoraggiare e garantirsi il sostegno della popolazione locale l’Esercito di Liberazione del Popolo ha creato nuovi gruppi di forze armate formate esclusivamente da tibetani. E’ quanto riferisce l’emittente indiana timesnownews in un rapporto pubblicato in data 29 settembre (nella foto: un’esercitazione della PLA in Himalaya).
I tibetani reclutati sono stati inseriti in quattro distinte unità operative. La prima, denominata Special Tibetan Army Unit (STAU), è costituita da tibetani provenienti dal Tibet occidentale, scelti per essere nati e cresciuti in località geograficamente ad alta quota. Sembra che i cinesi, per guadagnare il sostegno della popolazione, abbiano chiesto ai monaci di benedire la nuova formazione. Yuma, o “milizia locale” è il nome del secondo gruppo di soldati tibetani impiegato lungo il confine con l’India e destinato a sostituire il personale dell’Esercito di Liberazione. La terza unità è chiamata Mimang Cheton Militia ed è dislocata nella valle di Chumbi (conosciuta anche come valle di Dromo) che si protende dall’altopiano tibetano verso sud, interponendosi tra Sikkim e Bhutan. I componenti di questa unità hanno un addestramento di base e sono stati scelti per la loro conoscenza del territorio. E’ in corso di formazione un quarto gruppo di militari tibetani, denominato Yalmuk, a sua volta destinato ad operare in aree d’alta quota.
Il reclutamento dei tibetani, abituati all’altitudine e all’inospitabilità del territorio, consente a Pechino di diminuire il numero dei soldati dell’Esercito di Liberazione in gran parte provenienti dalla Cina orientale, da località pianeggianti o vicine al mare. L’emittente indiana riferisce che durante l’ultimo confronto armato in Ladakh, un ingente numero di soldati cinesi ha sofferto di mal di montagna a causa dell’altezza del territorio.
Fonte: TibetanReview
Ancora in stallo i lavori del 17° Parlamento tibetano in Esilio
30 settembre 2021. Facendo seguito alla notizia pubblicata nel sito in data 2 settembre del corrente anno, informiamo i lettori che il Parlamento Tibetano in Esilio non è ancora operativo. I parlamentari tibetani, riuniti il 27 settembre per cercare di comporre i dissidi interni non sono stati in grado di esprimere una maggioranza su almeno una delle soluzioni proposte per superare l’impasse istituzionale. Dopo due giorni di infruttuosi colloqui e al termine di una votazione a scrutinio segreto la maggioranza dei parlamentari ha deciso di rivolgersi direttamente al Dalai Lama per avere il suo consiglio su come procedere e chiedere il suo perdono.
Fonte: Phayul