10 gennaio 2022.
In ottemperanza alla politica di sinizzazione del Tibet, il 12 dicembre scorso le autorità cinesi hanno ordinato la demolizione di una grande statua del Buddha.
E’ accaduto a Draggo, nella Prefettura tibetana di Kardze. L’imponente statua era stata inaugurata il 5 ottobre 2015 in segno di devozione e protezione del territorio da ogni tipo di catastrofe naturale: nel 1973 l’intera area era stata infatti teatro di un violento terremoto che aveva causato ingenti danni e la morte di migliaia di residenti. Pur essendo stata costruita con il permesso delle autorità locali, la statua era da tempo oggetto di critiche per le sue dimensioni. Con questo pretesto, lo scorso 12 dicembre 2021 la dirigenza cinese ne ha ordinato la demolizione (nella foto: una cerimonia religiosa davanti alla statua prima della demolizione).
Purtroppo la furia iconoclasta cinese non si è limitata alla distruzione del manufatto. Undici monaci del monastero Gaden Namgyal Ling, a Draggo, sono stati arrestati perché sospettati di aver inviato foto e notizie della demolizione a loro contatti al di fuori della regione. E’ quanto riferito da Radio Free Asia in un rapporto pubblicato il 7 gennaio. I monaci e altri tibetani laici sono stati obbligati ad assistere all’abbattimento della statua, rasa al suolo assieme a 45 grandi ruote di preghiera erette nelle sue vicinanze. Alcuni giorni prima le autorità avevano fermato l’abate del monastero, il suo assistente e due religiosi perché “meritevoli di una dura lezione”. Erano stati duramente picchiati e, per tutto il periodo della custodia carceraria, era stato loro negato il cibo. Sembra che, a causa delle percosse ricevute, un monaco abbia riportato gravi danni alla vista.
Sembra inoltre che le autorità cinesi abbiano costretto alcuni tibetani a stare in piedi nudi e all’aperto nel gelo invernale, perché accusati di non tenere nella dovuta considerazione le giustificazioni addotte circa la causa della demolizione e le altre misure poste in atto. Alla popolazione di Draggo è stato vietato di appendere le bandiere di preghiera all’esterno delle abitazioni e, riferisce il rapporto, le autorità hanno distrutto i focolari usati per compiere i riti di purificazione.
Fonte: tibetanreview.net