Tibet: sequestrata dalla polizia cinese la statua di Tenzin Delek Rinpoche

18 gennaio 2022: Nel giugno dello scorso anno le autorità cinesi hanno sequestrato la statua, a grandezza naturale, del defunto leader religioso tibetano Tenzin Delek Rinpoche.

Realizzata a Shenzhen, in Cina, su commissione degli ex studenti di Tenzin Delek, era previsto che la statua fosse portata in India ma, a causa delle restrizioni vigenti, fu deciso che l’imponente manufatto fosse portato in Tibet e tenuto nascosto finché si fosse presentata l’occasione per installarla nella Contea di Lithang, terra natale del monaco tibetano. Nel giugno 2021 la statua fu sequestrata dalla polizia cinese a Dartsedo, nella Prefettura Autonoma Tibetana di Kardze, regione del Sichuan, mentre si tentava di portarla a destinazione.

Tenzin Delek Rinpoche (nella foto), era stato arrestato il 7 aprile 2002 con l’accusa di aver compiuto attentati e attività separatiste e per questo condannato alla pena capitale. Con lui fu arrestato anche Lobsang Dhondup, un ex monaco la cui esecuzione fu immediata. La condanna di Tenzin Rinpoche fu commutata, nel dicembre 2009, nel carcere a vita. Tenzin Delek Rinpoche protestò sempre la sua totale innocenza ed estraneità ai fatti imputatigli. Era molto stimato e godeva di grande prestigio tra i membri della sua comunità per l’incessante impegno con cui si batteva per la preservazione dell’identità culturale tibetana nella regione. Di conseguenza, era inviso al potere cinese e tenuto sotto stretto controllo dalle autorità locali. Morì in prigione, all’età di 65 anni, il 12 luglio 2015. Le circostanze della sua morte non sono mai state chiarite.

Dopo aver sequestrato la statua, le autorità cinesi hanno fermato Kalsang Tsering, un tibetano che, assieme al suo assistente, si stava adoperando per portare la statua a Lithang. Riferisce Radio Free Asia che i due uomini sono stati interrogati e percossi per tutti i venti giorni del loro stato di fermo. Rilasciati, è stato loro ordinato di non avere alcun contatto con i famigliari di Tenzin Delek. La stessa sorte è toccata a un altro tibetano che a Shenzhen aveva organizzato la realizzazione della statua. Perquisita anche l’abitazione di Dolkar Lhamo, sorella di Tenzin Delek. Fonti tibetane hanno fatto sapere che “una ventina di funzionari della Pubblica Sicurezza sono entrati in casa, distrutto il tempio di famiglia, prese le foto del Dalai Lama ed altre reliquie”. Dolkar e altri due suoi parenti sono stati trattenuti in custodia per diciotto giorni, picchiati e interrogati su quanto a loro conoscenza circa la statua. A distanza di sette anni dalla sua morte, le autorità cinesi hanno ora proibito che si parli in pubblico di Tenzin Delek Rinpoche e cercano di cancellarne la memoria storica chiudendo anche i gruppi di chat on line a lui devoti.

Fonte: Radio Free Asia