3 maggio 2022.
In applicazione delle direttive emanate dalla Cina, le autorità della “Regione Autonoma Tibetana” hanno reso pubblici i requisiti richiesti agli studenti per essere ammessi all’università.
La sezione numero 12 delle “Valutazioni Ideologiche e Politiche” stabilisce infatti che per poter accedere agli studi universitari i potenziali candidati devono “esplicitare la loro posizione politica e dare prova della loro moralità ideologica”. “L’istituto scolastico o l’unità lavorativa di appartenenza del candidato deve valutare in modo esaustivo le idee politiche dei richiedenti e assumersi la responsabilità della loro autenticità”. Nel caso in cui in passato i candidati si siano resi colpevoli “di azioni ritenute lesive dell’unità della madrepatria o dell’unità nazionale” la loro richiesta sarà immediatamente respinta. La direttiva rende inoltre noto che gli aspiranti universitari non devono appartenere a movimenti religiosi considerati “illegali”. Per converso, sono da privilegiare gli studenti dotati di una buona conoscenza delle teorie marxiste.
Già discriminati per non essere di madrelingua cinese, gli studenti appartenenti alle minoranze etniche possono ora essere rifiutati sulla base delle loro idee politiche. Numerosi i tibetani arrestati con l’accusa di “separatismo” e appartenenza alla “cricca del Dalai Lama” per aver espresso la loro contrarietà alle direttive politiche governative contrarie alla preservazione della lingua e della cultura tibetana. (Nella foto d’archivio alcuni studenti tibetani festeggiano il conseguimento della laurea di fronte al Palazzo del Potala).
Fonte: Phayul