Assegnato allo scrittore e poeta tibetano Bhuchung Sonam il premio Ostana 2022

23 giugno 2022.

Lo scrittore e poeta tibetano Bhuchung Sonam figura tra i vincitori del premio letterario Ostana 2022, un’iniziativa culturale dedicata agli autori che utilizzano nelle loro opere la lingua madre.

Ostana, un piccolo paese ai piedi del Monviso, ospita un appuntamento con le lingue madri del mondo, un’iniziativa culturale giunta alla 13°edizione. Il premio è assegnato a quanti, in campo letterario, musicale o cinematografico utilizzano nelle loro opere una “lingua madre”, una lingua di appartenenza territoriale o minoritaria presente nel mondo. Quest’anno il premio Ostana è stato assegnato a 45 autori provenienti dai cinque continenti. Bhuchung Sonam figura accanto a prestigiosi nomi della letteratura mondiale.

Poeta, saggista, editore e traduttore, nato in Tibet e ora in esilio a Dharamsala, Sonam è membro fondatore di TibetWrites e del suo marchio Blackneck Books, circolo tibetano di scrittori che promuove e pubblica il lavoro creativo dei tibetani: a oggi sono stati pubblicati oltre trenta libri di poesia, narrativa e saggistica sia in tibetano che in inglese. L’obiettivo è pubblicare altri scrittori tibetani le cui voci sono emarginate e trascurate dall’industria editoriale tradizionale. L’opera di valorizzazione della lingua tibetana da parte di Sonam è tra le più importanti del panorama mondiale e la sua forza nel cercare di rendere udibile la voce censurata degli scrittori del suo Paese d’origine è un gesto di coraggio e cura per la comunità di tibetani esiliati, nonché per quelli rimasti in terra tibetana. Questa l’intervista del giornalista Eugenio Giannetta a Bhuchung Sonam pubblicata su “Avvenire” il 22 giugno 2022.

Sonam, che cos’è la poesia per lei?

La poesia è un’espressione della mia realtà di rifugiato tibetano. Per molti versi definisce chi sono come persona, poiché ciò che scrivo è ciò che sono: ciò che vivo, ciò di cui sono testimone e ciò che vedo con i miei occhi. Scrivere è un atto per ricordare noi stessi e per raccontare agli altri le nostre storie, le sfide, le speranze.

La lingua tibetana è in pericolo. Cosa si può fare per preservarla?

In esilio la lingua tibetana è insegnata in tutte le scuole per rifugiati tibetani. Tuttavia, un gran numero di persone dall’India e dal Nepal si sta trasferendo in Occidente, dove le giovani generazioni non hanno accesso all’apprendimento. In Tibet il governo cinese sta reprimendo la cultura, l’identità e la lingua tibetane da quando ha occupato l’altopiano nel 1959. Negli ultimi anni le autorità cinesi hanno reso obbligatorio per tutti i bambini tibetani di frequentare scuole dove si insegna solo il cinese. L’unico modo per far sì che i bambini in Tibet imparino la loro lingua madre è permettere loro di praticare la loro cultura e il loro stile di vita.

La motivazione del premio dice che la sua forza è quella di rendere udibili le voci censurate del suo Paese d’origine.

Come scrittore e traduttore cerco di dare voce ai tibetani che vivono in Tibet sotto la Cina. Attraverso la mia esperienza di rifugiato, racconto la storia del Tibet alla comunità internazionale. La scrittura mi dà uno scopo, una direzione, una radice e la speranza che le cose cambino. Scrivere mi permette di creare tanti mondi dentro di me, anche se vivo in una terra straniera. La scrittura lenisce il dolore della dislocazione e dell’isolamento.

Qual è lo stato di salute della letteratura tibetana?

Il Tibet ha una lunga storia letteraria. C’è un corpus molto ricco e profondo di letteratura buddhista, e poi la letteratura secolare in lingua tibetana e in altre lingue, tra cui l’inglese. La tradizione letteraria tibetana continua in esilio, e anche all’interno del Tibet persiste nonostante la censura. Molti musicisti, scrittori e intellettuali sono costretti ad autocensurarsi per poter continuare la loro creatività e molti scrittori sono stati imprigionati.

Qual è la situazione in Tibet?

Dalla rivolta tibetana del 2008, la repressione si è intensificata. Dagli anni ’90 il governo cinese ha costretto i nomadi tibetani a stabilirsi in insediamenti permanenti che sono come piccole città cinesi, e nel processo i nomadi perdono le conoscenze accumulate in migliaia di anni e il loro stile di vita. L’insegnamento della lingua tibetana è diventato un crimine, e persino i tibetani che impartiscono lezioni private subiscono vessazioni. La situazione è terribile, ma abbiamo poco accesso per conoscere veramente lo stato in cui vivono i tibetani.

Lo scrittore ed editore tibetano Bhuchung D. Sonam è esiliato in Nepal: «Scrivendo in tibetano cerco di dare parola alla mia nazione occupata dalla Cina, traducendo in inglese porto la nostra storia a tutto il mondo»

A cura di Eugenio Giannetta –  “Avvenire”, 22 giugno 2022