15 settembre 2022.
I tibetani hanno fatto ricorso ai social media per denunciare le gravi condizioni di vita cui sono costretti a causa della politica “zero Covid” imposta dal governo cinese.
Con la continua crescita dei casi di Covid 19, il governo cinese ha imposto 31 giorni fa un rigoroso lockdown a Lhasa e in altre aree della cosiddetta Regione Autonoma Tibetana senza che i residenti abbiano avuto il tempo necessario per rifornirsi di cibo e di beni di prima necessità. Durissime anche le condizioni degli ammalati costretti ad una quarantena in ricoveri improvvisati e affollati, senza alcuna assistenza medica: è quanto apparso in un breve video postato sulle piattaforme cinesi Douvin e Kuaishou. “Non esistono funzionari o uffici ai quali possiamo rivolgerci per lamentare questa situazione”, ha fatto sapere una fonte tibetana a Radio Free Asia. “Non c’è cibo né sono poste in atto misure di sanificazione dei locali”. “Sono gli stessi funzionari incaricati di fare i tamponi a diffondere la malattia, non si preoccupano di igienizzare le loro mani e di conseguenza il ciclo delle infezioni continua a crescere”, ha dichiarato un altro abitante della regione. Tra le tante testimonianze della gravità delle condizioni dei tibetani figurano foto e video di persone che si aggirano per ore per le strade di Lhasa senza sapere dove andare per essere curate o sono obbligate loro malgrado ad ammassarsi nei ricoveri. “Sono stato costretto al lockdown in una struttura di degenza senza che qualcuno abbia accertato la mia positività al Covid. Ho aspettato ore prima di essere ricoverato, c’erano circa 600 persone chiuse con me in quarantena e ora temo di essermi infettato”.
Fonte: Radio Free Asia
Ultima ora
E’ del 18 settembre la notizia che sette tibetani tra i quali il nomade Rinchen Dhondup sono stati arrestati per aver divulgato on line foto e video che mostrano quanto duramente il governo cinese imponga la direttiva politica del “Zero Covid”. Tibet Times ha reso noto che il 15 settembre sono stati arrestati a Lhasa, a Nagchu e in altre Contee numerosi tibetani colpevoli di avere diffuso informazioni sulla pessima gestione dei centri di quarantena da parte delle autorità cinesi.
I centri di quarantena ammassano in un’unica stanza sia le persone infettate dal virus sia quelle in buona salute accrescendo così il rischio del moltiplicarsi delle infezioni. I video e le foto delle persone arrestate forniscono evidenza della totale assenza di cure mediche e dell’insufficienza di cibo, distribuito una sola volta al giorno. Gli arrestati sono stati trattenuti per cinque giorni presso l’ufficio di sicurezza di Nagchu. Ora sono in osservazione e ad ognuno è stata comminata una multa di 3000 yuan.
Fonte: Phayul