25 maggio 2023
Molte le critiche sollevate da numerose organizzazioni internazionali al termine del “Forum sullo sviluppo del Tibet 2023”.
Al Forum, tenutosi a Pechino il 23 maggio e organizzato da Consiglio di Stato assieme ai dirigenti della cosiddetta Regione Autonoma Tibetana, hanno preso parte funzionari governativi, esperti, industriali e testate operanti nei media sia cinesi sia internazionali. La controversa manifestazione ha sollevato le critiche di numerosi osservatori che hanno evidenziato l’assenza di ogni riferimento alla questione dei diritti umani in Tibet, alla reale situazione del paese e alle istanze sollevate dalla comunità internazionale.
Nel corso della cerimonia d’apertura, Wang Junzheng, segretario del Comitato del Partito comunista della “Regione Autonoma Cina-Tibet”, ha dichiarato che il Tibet è una regione socialista moderna caratterizzata da stabilità, benessere, unità etnica, armonia religiosa e solida difesa dei confini. Ha sottolineato i progressi avvenuti nel paese in totale allineamento con lo sviluppo in atto all’interno della stessa Cina. A fronte del riconoscimento da parte di alcuni partecipanti dei buoni risultati ottenuti nella riduzione della povertà e nel miglioramento delle infrastrutture e delle condizioni di vita, i critici hanno condannato il Forum per avere sottovalutato o del tutto ignorato la reale condizione dei tibetani e le loro legittime aspettative circa il rispetto dei diritti umani. Dal 2021, anno della visita in Tibet del Presidente Xi Jinping, il governo cinese è stato accusato di avere posto limitazioni alla libertà di parola, di movimento e della libertà di culto. Numerosi rapporti hanno messo in luce i molti casi di detenzione arbitraria, di raccolta forzata di campioni di DNA e dell’allontanamento dalla famiglia dei bambini costretti a frequentare istituti scolastici “residenziali” dove i corsi di studio avvengono nella lingua mandarina Han senza che gli studenti abbiano alcuna possibilità di accesso e apprendimento della lingua, della storia e della cultura tradizionale (vedi nel sito la news pubblicata in data 8 febbraio 2023).
Al punto 51 del comunicato finale della dichiarazione del G7, pubblicato in data 20 maggio 2023 al termine della riunione di Hiroshima, per la prima volta si richiama la Cina al rispetto dei diritti umani dei tibetani e degli uiguri. Dura la reazione di Pechino che considera le questioni in oggetto un affare interno della Cina.
Fonte: Phayul