23 febbraio 2024.
Oltre cento monaci arrestati dalla polizia cinese per avere protestato contro la costruzione di una nuova centrale idroelettrica
E’ accaduto il 22 febbraio a Wangbbudin, una cittadina situata nella Contea di Degen, nella Prefettura Autonoma Tibetana di Kardze (Sichuan sud occidentale) e in alcuni villaggi della prefettura di Chamdo, nella cosiddetta Regione Autonoma Tibetana. La protesta era iniziata lo scorso 14 febbraio. Almeno trecento tibetani, tra monaci e laici, erano scesi in piazza per protestare contro la costruzione di una nuova imponente diga destinata ad alimentare una potente centrale idroelettrica situata sulle rive del fiume Drichu, nella parte superiore dello Yangtse. Per consentire la realizzazione del progetto il governo cinese aveva ordinato alle migliaia di tibetani residenti nelle aree in questione di abbandonare le loro terre e aveva decretato la distruzione di sei monasteri tra i quali l’antico monastero di Wonto che vanta dipinti murali risalenti al 13°secolo.
Un video girato il 20 febbraio mostra monaci e laici che, in ginocchio, chiedono ai funzionari cinesi di non procedere alla costruzione della diga, di non dover abbandonare i loro monasteri e di non essere costretti a trasferirsi. Durissimo l’intervento della polizia che per disperdere i dimostranti ha utilizzato idranti, spray al peperoncino e pistole elettriche. Molti i tibetani ricoverati all’ospedale e quelli arrestati. Tra questi, almeno cento monaci dei monasteri di Wonto e Khardho, nella Contea di Degen. Non si conosce il numero dei religiosi arrestati residenti negli altri monasteri. Non meno di duemila i tibetani che saranno costretti ad abbandonare i loro villaggi. (Nella foto un fermo immagine del video che mostra i tibetani inginocchiati davanti ai poliziotti cinesi)
Fonti: Phayul – Radio Free Asia