23 giugno 2024.
Giovedì 20 giugno il ministero degli Esteri cinese ha reso noto che, per potere riprendere i contatti con il governo cinese, il Dalai Lama deve “correggere radicalmente” le sue idee politiche
Lin Jian, portavoce del ministero degli Esteri cinese, ha dichiarato: “Per quanto riguarda i contatti e i possibili negoziati tra il governo centrale cinese e il 14° Dalai Lama, la nostra politica è sempre stata coerente e chiara. Dovremmo attenerci alle decisioni prese in merito al problema degli ostacoli, astenerci da qualsiasi forma di contatto con la cricca del Dalai e smettere di inviare messaggi sbagliati al mondo esterno”. “Il nocciolo della questione consiste nel fatto che il 14° Dalai Lama deve riflettere e correggere completamente le sue opinioni politiche”.
Respingendo totalmente il “Resolve Tibet Act”, la risoluzione bipartisan approvata dal Congresso statunitense lo scorso 12 giugno, Pechino ha affermato che il Tibet è parte della Cina e che non tollera interferenze da parte di forze esterne. Lin ha dichiarato: “Esortiamo gli Stati Uniti a riconoscere pienamente l’importanza e la sensibilità delle questioni relative al Tibet e a rispettare sinceramente gli interessi fondamentali della Cina”.
Questa la presa di posizione cinese all’indomani dell’incontro, avvenuto a Dharamsala, di un gruppo di parlamentari statunitensi, guidati dal presidente della Commissione Affari Esteri della Camera Michael McCaul, con il Dalai Lama e con l’Amministrazione Centrale Tibetana. La delegazione americana ha affermato che gli Stati Uniti non permetteranno alla Cina di influenzare la scelta del successore di Sua Santità e ha dichiarato che Washington farà pressione su Pechino affinché si tengano colloqui con i leader tibetani, colloqui in stallo dal 2010. Hanno inoltre consegnato al Dalai Lama una copia del “Resolve Tibet Act”, la risoluzione che ora attende di essere ratificata dal Presidente Joe Biden alla fine di un percorso iniziato nel 2002 con il Tibetan Policy Act e proseguito nel 2020 con il Tibetan Policy & Support Act. Tra i punti salienti dell’atto parlamentare figurano la richiesta di un serio impegno, senza precondizioni, al dialogo con il Dalai Lama o i suoi inviati, il diritto del popolo tibetano all’autodeterminazione e il riconoscimento della peculiare identità socio-culturale del popolo tibetano con particolare riferimento alle sue radici storiche, religiose e linguistiche.
Fonti: Phayul – Redazione