La Cina si è detta disponibile ad avviare colloqui sul futuro di Sua Santità il 14°Dalai Lama a patto che siano rispettate alcune condizioni
Secondo quanto riportato dall’agenzia Reuters, lo scorso 10 febbraio il portavoce del Ministero degli Esteri cinese Guo Jiakun ha dichiarato, nel corso di una conferenza stampa, che la Cina è aperta a colloqui sul futuro del Premio Nobel per la Pace a patto che egli abbandoni quella che Pechino percepisce come una posizione separatista. “Il Dalai Lama deve riconoscere apertamente che il Tibet e Taiwan sono parti inalienabili della Cina e il loro unico governo legale è quello della Repubblica Popolare Cinese” – ha affermato Guo.
Nel 2011, parlando della reincarnazione, Sua Santità il Dalai Lama, che compirà 90 anni il prossimo 5 luglio, aveva dichiarato che la decisione sulla persona e le circostanze della sua rinascita sarebbe spettata solo alla sua persona, senza alcuna interferenza da parte di forze politiche esterne. Queste le sue parole: “La persona che si reincarna è l’unica legittimata a decidere su dove e quando rinascerà, sia come uomo sia come donna, e su come debba avvenire il riconoscimento. È del tutto inappropriato che i comunisti cinesi, che rifiutano esplicitamente l’idea di vite passate e future, interferiscano nel metodo di riconoscimento della reincarnazione”, Aveva inoltre sottolineato che, se l’istituzione del Dalai Lama dovesse continuare, il suo riconoscimento dovrebbe essere conforme alle tradizioni buddiste tibetane e non ai dettami politici di Pechino. “Non si deve riconoscere o accettare un candidato scelto per fini politici, inclusi i candidati della Repubblica Popolare Cinese”.
Il Dalai Lama si è a lungo opposto all’interferenza dello Stato cinese nelle questioni religiose, sostenendo che il coinvolgimento di Pechino nella selezione delle figure spirituali tibetane contraddice sia i principi religiosi sia la tradizione secolare tibetana. Ma negli ultimi anni la Cina ha si è ampiamente adoperata per istituzionalizzare il controllo sul riconoscimento delle figure buddiste reincarnate. Nel settembre 2024, il governo cinese ha organizzato a Lanzhou un convegno per discutere le politiche e i regolamenti che disciplinano la “reincarnazione dei Buddha viventi”. L’incontro, a cui hanno partecipato funzionari cinesi e lama tibetani di alto rango affiliati all’Associazione Buddista Cinese, controllata dallo Stato, ha rafforzato la posizione di Pechino secondo cui tutte le reincarnazioni devono aderire alle norme imposte dal governo. Le autorità cinesi hanno inoltre promosso l’uso del metodo dell’“Urna d’oro”, una procedura controversa che concede al governo cinese l’ultima parola nella selezione dei leader buddisti reincarnati.
Il Dalai Lama, tuttavia, ha ripetutamente respinto la legittimità del processo dell’urna d’oro. Nella sua dichiarazione del 2011, ha sottolineato che, sebbene questo metodo sia stato storicamente imposto dalla dinastia Qing nel XVIII secolo, i tibetani non l’hanno mai accettato pienamente come una pratica spiritualmente valida.
Un incontro cruciale dei capi delle tradizioni buddiste tibetane è previsto per il luglio 2025, poco prima del 90° compleanno del Dalai Lama. Le fonti indicano che le discussioni si concentreranno sul futuro dell’istituzione del Dalai Lama e sul processo di identificazione del suo successore. Considerati i crescenti sforzi della Cina per controllare il processo di reincarnazione, si prevede che questo incontro sarà cruciale per plasmare il futuro del buddismo tibetano e della sua leadership.
Fonte: Phayul