Il British Museum fa una parziale concessione sul controverso uso del termine “Xizang”

26 febbraio 2025.

In occasione della mostra in corso sul tema della Via Della Seta, il British Museum di Londra ha modificato il termine “Regione Autonoma dello Xizang” in “Regione Autonoma del Tibet”

In seguito alle forti pressioni esercitate dagli attivisti tibetani, il British Museum di Londra (nella foto) ha modificato la terminologia “Regione autonoma dello Xizang” in “Regione autonoma del Tibet” nella mostra in corso sulla Via della Seta. Tuttavia permangono commenti critici in quanto i tibetani sostengono che anche la nuova etichetta si allinea alla designazione ufficiale adottata dalla Cina e non riconosce la più ampia identità storica e geografica del Tibet.

La mostra, in programma dal settembre 2024, mette in evidenza gli scambi culturali tra Asia ed Europa dal 500 al 1000 d.C. L’etichettatura iniziale dei manufatti tibetani come provenienti dalla “Regione autonoma dello Xizang” ha suscitato le reazioni dei leader delle comunità tibetane e delle organizzazioni per i diritti umani in Inghilterra, che hanno denunciato la terminologia come fuorviante e complice della cancellazione della storia del Tibet.

In una lettera formale indirizzata al direttore del museo, il gruppo Alleanza Globale per il Tibet, l’Associazione delle Minoranze Perseguitate e i membri della comunità tibetana britannica hanno chiesto la rimozione del termine “Regione autonoma dello Xizang” sostenendo che l’uso del termine “Xizang” è un’approvazione diretta della narrativa ufficiale di Pechino che cerca di sminuire l’identità storica distinta del Tibet.

Inizialmente, il British Museum ha difeso la sua scelta, affermando che il termine “Tibet o Regione autonoma dello Xizang” rifletteva la realtà politica contemporanea della regione. Tuttavia, le continue pressioni della comunità tibetana hanno portato alla recente revisione della terminologia in uso con quella di “Regione Autonoma Tibetana”. Mentre alcuni l’hanno considerata una vittoria, altri sono rimasti insoddisfatti, sostenendo che l’uso dell’espressione “Regione Autonoma Tibetana” si allinea alla definizione di “Tibet” data da Pechino, che così definisce geograficamente sollo una parte del Paese delle Nevi escludendo le regioni tibetane di Amdo e Kham.

Storicamente, il Tibet comprende infatti tre province: U-Tsang, Kham e Amdo. Sotto la dominazione cinese, le regioni dell’Amdo e del Kham sono state parzialmente assorbite nelle province cinesi del Sichuan, dello Yunnan, del Qinghai e del Gansu. Definendo ufficialmente come “Regione Autonoma del Tibet” il solo U-Tsang e una porzione dell’Amdo, Pechino disconosce l’esistenza del Tibet come storicamente esistito.

La controversia sull’uso di “Xizang” nelle istituzioni internazionali va oltre il British Museum. Altri musei, come il Musée du Quai Branly e il Musée Guimet di Parigi, avevano adottato una terminologia che, secondo gli attivisti tibetani, si allinea all’agenda politica cinese. In risposta alle proteste dei tibetani, nel settembre 2024, il Musée du Quai Branly ha rimosso “Xizang” dalle descrizioni delle opere esposte sostituendolo con il termine “Tibet”. Il Musée Guimet ha invece mantenuto la sua posizione e il suo direttore, Yannick Lintz, si è rifiutato di rinominare la mostra “Himalayan World”, definizione generica che esclude il termine “Tibet”. Gli attivisti tibetani sostengono che le scelte terminologiche hanno un impatto significativo sulla percezione internazionale del Paese sulla conservazione dell’identità e della storia tibetana.

Fonte: Phayul