Oslo, 4 novembre 2010. La Cina sta esercitando pressioni sui governi europei affinché, il prossimo 10 dicembre, non presenzino alla cerimonia di conferimento del Nobel per la Pace a Liu Xiaobo e non si pronuncino a suo favore. Fonti diplomatiche norvegesi riferiscono che l’ambasciata cinese a Oslo ha inviato alle ambasciate straniere della capitale norvegese una lettera in cui viene esplicitamente richiesto ai leader europei di non prendere parte all’evento.
Nella lettera, la Cina ribadisce che, per la sua attività nel campo dei diritti umani, Liu è un criminale e che il premio assegnatogli costituisce un’interferenza negli affari interni del paese. Si chiede inoltre alle ambasciate di non rilasciare dichiarazioni pubbliche in favore di Liu Xiaobo il giorno della cerimonia. Né Liu né la moglie potranno essere presenti a Oslo il 10 dicembre: Liu sta scontando una pena di 11 anni di carcere e Liu Xia, sua moglie, è agli arresti domiciliari a Pechino.
Nella stessa capitale cinese, nelle ultime due settimane, richieste simili a quelle contenute nella lettera dell’ambasciata di Oslo sono state rivolte da funzionari del Ministero degli Esteri a rappresentanti del corpo diplomatico di diversi paesi. “Siamo stati contattati con discrezione, in piccoli gruppi” – ha dichiarato un diplomatico straniero – “Hanno scelto di far circolare il messaggio con questa procedura”.
Le richieste di Pechino ai leader europei giungono, non a caso, in un momento particolarmente significativo per quanto attiene ai rapporti economici tra Europa e Cina. Hu Jintao è in questi giorni in Francia dove, accolto con tutti gli onori e in una Parigi parata a festa con bandiere cinesi nelle strade e cena ufficiale all’Eliseo, ha siglato importanti accordi commerciali per un ammontare di ben 22.8 miliardi di dollari con l’acquisto di tecnologie, uranio e cento Airbus. Lontanissimo ormai il 2008, quando Sarkozy minacciò di boicottare l’apertura dei Giochi Olimpici.
Prossima anche la prima visita in Cina del premier britannico Cameron che, accompagnato da una folta delegazione, si appresta a rafforzare gli scambi economici con il gigante asiatico. I gruppi di sostegno al Tibet si sono già attivati affinché nella sua agenda non venga tralasciata la questione dei diritti umani e la liberazione di Liu Xiaobo.
Nessun accenno alla questione dei diritti umani e a Liu Xiaobo da parte del Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon che lunedì 1° novembre, a Pechino, ha incontrato Hu Jintao. Secondo alcuni osservatori, Ban si è guardato dal sollevare il problema per non irritare la Cina, paese che all’ONU ha il diritto di veto, in vista dell’approssimarsi della fine del suo mandato e nella speranza di essere rieletto alla carica. Il silenzio di Ban Ki Moon è stato una vera doccia fredda per quanti – organizzazioni non governative e gruppi a sostegno dei diritti umani – si aspettavano una presa di posizione da parte dei vertici ONU. “Se non è il Segretario Generale delle Nazioni Unite a sollevare il problema con il presidente cinese” – ha dichiarato il direttore di Human Rights Watch – “chi altri lo farà”?
Fonti: AsiaNews – Agenzie – Phayul