Surajkund (India), 8 novembre 2010. Convocata dal Gruppo di Coordinamento indiano per la causa tibetana, dal 5 al 7 novembre 2010 si è tenuta a Surajkund, nei pressi di New Delhi, la sesta Conferenza Internazionale dei Gruppi di Sostegno al Tibet. Tema della conferenza – secondo quanto affermato in apertura dei lavori dal Dr. N.K. Trika, presidente del Gruppo di Coordinamento indiano – la discussione sull’attuale situazione esistente in Tibet e l’individuazione delle azioni attraverso le quali i Support Groups di tutto il mondo possono rendere più incisivo il loro lavoro alla luce dei cambiamenti avvenuti in Cina e Tibet.
Il primo incontro ebbe luogo a Dharamsala, nell’ormai lontano 1990, seguito da quelli di Bonn (1996), Berlino (2000), Praga (2003) e Bruxelles (2007). Alla sesta conferenza, aperta il 5 novembre alla presenza del Dalai Lama, di Lal Krishna Advani – ex Primo Ministro indiano – e del Primo Ministro del Governo Tibetano in esilio Samdhong Rinpoche, hanno partecipato oltre 250 delegati provenienti da 57 paesi. L’Associazione Italia-Tibet era rappresentata dal Dottor Stefano Dallari, per anni membro del direttivo dell’Associazione. Alla cerimonia di inizio dei lavori (nella prima foto il Dalai Lama e Advani accendono la lampada inaugurale), hanno partecipato anche la senatrice filippina Miriam Defensor Santiago, Rafael Gimalov, membro del parlamento russo e Vijay Singh Mankotia, ex Ministro dello stato indiano dell’ Himachal Pradesh.
Presente per la prima volta anche un folto gruppo di cinesi convinti assertori della causa tibetana. Ad essi si è rivolto il Dalai Lama nella parte finale del suo discorso (l’intero intervento di Sua Santità al sito sotto indicato), spesso interrotto dagli applausi del pubblico.
Queste le sue parole:
Alcuni funzionari cinesi pensano che noi tibetani siamo anti – cinesi. Non è vero, non lo siamo mai stati. Naturalmente, siamo contrari alle decisioni politiche e alle ingiustizie perpetrate in Cina, ma non siamo contro il popolo cinese. Ne abbiamo una prova: la presenza qui oggi di molti Han. Spero che nessuno vi abbia comperati o dato dei soldi per partecipare a questa conferenza…Sono certo che siete venuti fin qui a vostre spese, per vostra volontà. Conosco molti di voi da parecchi anni, siete persone istruite e intelligenti, siete patrioti che amano la cultura e il popolo cinese e che, ovviamente, amano il proprio paese. E siete qui per aiutarci.
E questa è la dimostrazione che la nostra è una lotta giusta e nobile e che, soprattutto, non chiediamo la separazione dalla Cina ma una genuina autonomia. È per questo motivo che in tempi recenti, in particolare negli ultimi due anni, ho incontrato tanti cinesi: intellettuali, insegnanti, professori e studenti. Ne ho incontrati a centinaia. E ho avuto occasione di leggere più di mille articoli, scritti in cinese, tutti a sostegno della Via di Mezzo e contro la politica del governo di Pechino che mira, a lungo termine, solo al proprio interesse. Questo è un buon segno, mostra chiaramente che non siamo anti-cinesi.
Vedo qui anche tanti europei. I cinesi ci accusano di voler internazionalizzare la questione tibetana. Ho spesso ricordato che noi abbiamo due mani: tendiamo la destra a Pechino ma se la Cina non ci concede nulla e la nostra mano rimane vuota, tendiamo allora la mano sinistra alle molte persone che mostrano sincera attenzione alla causa del Tibet, ci avvaliamo della loro simpatia e del loro supporto. Ma se la Cina ci ascoltasse e ottenessimo qualche risultato concreto, saremmo pronti a ritirare la mano sinistra e diremmo ai nostri sostenitori: grazie, arrivederci. E quindi, in definitiva, chi sta facendo del Tibet una questione internazionale?
Il discorso del Dalai Lama al sito:
Fonte: tibet.net