DA DHARAMSALA E DAI TSG LE CONGRATULAZIONI A LOBSANG SANGYE. PECHINO: “NON LO RICONOSCIAMO”.

Lobsang_Sangye1Dharamsala, 29 aprile 2011. Messaggi di congratulazione per la sua elezione a nuovo Kalon Tripa del Governo Tibetano in Esilio sono state espresse al dott. Lobsang Sangye dai Gruppi di Sostegno al Tibet nel mondo, da Organizzazioni non Governative tibetane e internazionali e dal Primo Ministro uscente prof. Samdhong Rinpoche. Anche l’Associazione Italia-Tibet ha inviato al nuovo capo dell’esecutivo tibetano un proprio messaggio di felicitazioni.

“L’attuale cambio di leadership avviene in un significativo momento di transizione all’interno dell’assetto politico nell’esilio”, ha dichiarato Samdhong Rinpoche a nome del Kashag. “La nomina di un nuovo Kalon Tripa giovane, colto, onesto e determinato è per noi motivo di grande speranza”.

La commissione elettorale ha annunciato anche i nomi dei 47 nuovi eletti al Parlamento Tibetano. La cerimonia d’inaugurazione del nuovo Parlamento è stata fissata per il prossimo 15 agosto 2011: il mandato del governo in carica scadrà, infatti, il prossimo 14 agosto.

Dura, anche se prevedibile, la reazione di Pechino. Il governo cinese ha attaccato duramente il nuovo Primo Ministro del governo tibetano in esilio, Lobsang Sangay, e ha dichiarato di non avere “alcuna intenzione” di trattare con lui o con il suo esecutivo. Il “cosiddetto governo in esilio” – ha dichiarato il portavoce del ministero cinese degli Esteri Hong Lei – “è un’organizzazione politica creata all’estero dal Dalai Lama per coordinare e sostenere attività tese all’indipendenza”. “Nessuno, al mondo, riconosce questa organizzazione”.

Mentre la situazione rimane tesa nella Contea di Ngaba e al monastero di Kirti, il Centro Tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia ha dato notizia dell’arresto di una monaca ventottenne, Jampa Tso, appartenente al monastero di Badak Phuntsok Choeling, nella Contea di Drangko, Prefettura Autonoma del Sichuan. L’arresto è avvenuto il 16 aprile. La religiosa, seduta su un ponte, ha chiesto a gran voce libertà per il Tibet e ha distribuito alcuni volantini. La polizia, immediatamente accorsa, l’ha arrestata e non ha consentito ai suoi genitori di incontrarla limitandosi a comunicare loro che Jampa “aveva commesso un grave crimine” e che nessuno poteva parlare con lei.

Fonti: TPI – Phayul – AsiaNews