SUL TIBET VERITÀ, NON PROPAGANDA

21052011427-mini22 Maggio 2011 – In questi giorni a Roma si compie l’ennesima e grossolana operazione propagandistica di Pechino con mostre, spettacoli e dibattiti tesi a dimostrare che in Tibet regnano “felicità ed armonia”.
L’Ambasciata cinese si è scatenata anche sui media con la pubblicazione di un libretto-inserto allegato al settimanale Panorama (come hanno potuto accettare una velina di questa volgarità?) in cui tutta la retorica del Tibet Shan-Gri-La viene proposta nel modo più patinato ai lettori del settimanale che speriamo non così ingenui.

Se la cosa non avesse valenza tragica per i protagonisti e vittime della improbabile rappresentazione, verrebbe da sorridere nel chiedersi con quale faccia si possa sostenere tutto ciò mentre da oltre un mese, ad esempio, nella città di Ngaba, nel Tibet occupato dalla Cina dal 1950, vige un vero e proprio assedio militare del monastero di Kirti i cui monaci sono stati sottoposti a  percosse, deportazioni, rieducazioni patriottiche, segregazioni con modalità degne dei peggiori momenti della Rivoluzione Culturale.

Tutto è partito dal tragico episodio del giovane monaco Puntsok che, evidentemente molto felice dell’armonia e della gioia che albergano sul Tetto del Mondo, si è dato fuoco per protestare contro questa sovrabbondanza di felicità ed è morto per le ustioni riportate.

La notizia è stata diffusa immediatamente e ha fatto il giro del mondo ma questo non è piaciuto alle autorità di Pechino che ha mandato a Ngaba un vero e proprio esercito per dare una lezione ai religiosi. Manifestazioni non violente sono seguite a repressioni e abusi. I monaci la stanno pagando ancora cara!

Né si sa quando e come finirà una delle tante pagine dolorose che si leggono oggi nel “radioso” Tibet di Pechino.

Le Associazioni e  le Istituzioni qui rappresentate denunciano con forza questo ennesimo tentativo della Cina di raccontare al mondo una bella favola che, nei fatti, non è altro che la vergognosa mistificazione di una lunga e mai terminata tragedia per il Popolo del Tibet, privato da oltre mezzo secolo della sua patria, della sua cultura e della sua libertà.

Firmatari del documento:

Comunità Tibetana in Italia Onlus, Associazione Donne Tibetane, Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito, Associazione Italia Tibet, Associazione Aref International Onlus, Associazione Tso Pema Non-Profit, Associazione Rimè Onlus, Associazione Nitobe, Associazione Laogai Research Foundation Onlus, Nessuno tocchi Caino, Radicali Italiani, Associazione Difesa Roma Caput Mundi, Associazione Nodo Infinito, Casa del Tibet Roma, Istituto Samantabhadra, Associazione Culturale Progetto Asia, Società Libera, Associazione Comuni Province e Regioni per Il Tibet

 

Per denunciare l’ennesima violenza contro la verità sul Tibet si terrà a Roma domenica 22 maggio, dalle 18.30, davanti all’Auditorium Parco della Musica, una manifestazione per la verità sul Tibet e per il rispetto dei diritti umani del popolo tibetano. L’iniziativa risponde alla “Settimana Culturale del Tibet” organizzata dall’ambasciata cinese in Italia nello stesso Auditorium, con il sottotitolo propagandistico: “”Celebrazioni per il Sessantesimo Anniversario dell’Emancipazione Pacifica del Tibet”. Come spiegano gli organizzatori della manifestazione, si tratta di una “ennesima e grossolana operazione propagandistica di Pechino; una mistificazione per presentare come una favola la tragedia di un popolo”.

Il Tibet fu militarmente occupato dalla Cina nel 1950; il 10 marzo 1959 il risentimento del popolo tibetano per la repressione cinese sfociò in un’aperta rivolta popolare, stroncata nel sangue: 87.000 civili tibetani furono uccisi e migliaia incarcerati, mentre il Dalai Lama fu costretto a lasciare il Tibet e chiedere asilo politico all’India, dove tuttora risiede. Sono oltre 135.000 gli esuli tibetani e l’identità e la cultura del Tibet rischiano di scomparire, fra colonizzazione culturale e violente ondate repressive.

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LA REALTA’- MONASTERO DI KIRTI OGGI

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