di Nirmala Carvalho
(AsiaNews, 23 maggio 2011)
Dharamsala (AsiaNews). Affrontare e sfidare l’oppressione e le ingiustizie, sempre tenendo aperto il dialogo con la controparte: così il nuovo premier del governo tibetano in esilio vuole lavorare per risolvere la questione tibetana. Per Lobsang Sangay, il nuovo Kalon Tripa, dare sostegno alla causa e al popolo del Tibet è “un onore e un privilegio”. La questione tibetana diviene “predominante” a livello internazionale, ora che India e Cina stanno per affermarsi in maniera definitiva come le due future superpotenze mondiali. Professore universitario di legge all’università di Harvard, Lobsang Sangay, 43 anni, è stato eletto democraticamente lo scorso 20 marzo. Il nuovo primo ministro ha rilevato tutte le funzioni politiche che da secoli sono prerogativa del Dalai Lama. Il XIV “Oceano di saggezza” aveva annunciato la rinuncia ai poteri temporali il 10 marzo scorso. Intanto, Pechino definisce il nuovo premier “illegittimo” e dichiara di non avere alcuna intenzione di trattare con lui o con il suo esecutivo. Di seguito, l’intervista esclusiva del nuovo Kalon Tripa ad AsiaNews.
Lobsang Sangay: Sfiderò l’oppressione e le ingiustizie, cercando il dialogo con Pechino
Congratulazioni per la sua elezione a nuovo Kalon Tripa. Lei è stato eletto democraticamente, ma Pechino dice che lei non ha “rappresentatività”.
Ciò è molto spiacevole ed è il solito copione, negli ultimi 30 anni questa retorica è stata ripetuta dagli estremisti. Non è nulla di insolito e inaspettato.
Come prevede di trattare la questione tibetana con la Cina?
Io seguo la politica ufficiale del governo tibetano in esilio, una politica che cerca un’autonomia autentica all’interno della Cina. È una posizione molto ragionevole e moderata, e Sua Santità il Dalai Lama è un leader moderato. Il governo cinese dovrebbe vedere le ragioni e provare a risolvere la questione in maniera pacifica. Inoltre, ho passato 16 anni ad Harvard cercando di andare incontro ad accademici cinesi e studenti e stimolare il dialogo. Ho organizzato sette importanti conferenze, tra cui due convegni tra cinesi e il Dalai Lama, dunque ho una comprovata esperienza in materia di dialogo. Sulla base di tutto questo, il governo cinese dovrebbe e deve essere aperto ad ogni negoziato.
I cinesi come hanno accolto queste conferenze?
Alle conferenze tenutesi ad Harvard hanno partecipato accademici provenienti dalla Cina insieme ad accademici tibetani in esilio, e abbiamo ospitato sette incontri. Inoltre, quando è venuto il Dalai Lama ci sono state altri due convegni tra Sua Santità e i cinesi.
Qual è l’atteggiamento degli studiosi cinesi con il Dalai Lama?
La maggior parte degli studiosi considera Sua Santità un leader molto ragionevole e sentono che il governo cinese dovrebbe avere un dialogo sulla questione del Tibet. Poi ce ne sono alcuni che sono nazionalisti e irragionevoli, altri sono ignoranti e non conoscono i problemi: questi, di conseguenza, non hanno la minima comprensione del Tibet e hanno opinioni differenti, e ciò li rende estremisti allo stesso modo. Tuttavia, c’è una parte dei cinesi convinta che Pechino dovrebbe negoziare con il Dalai Lama e risolvere la questione tibetana.
Come pensa di fermare il genocidio culturale del popolo tibetano?
Se si guarda ad alcuni leader, come Mahatma Gandhi, Nelson Mandela e Martin Luther King, ogni volta che c’era ingiustizia, affrontavano quei soprusi, li denunciavano, ma allo stesso tempo tenevano aperto un dialogo con la controparte. In modo simile, con l’attuale occupazione del Tibet e la politica repressiva della Repubblica popolare cinese, affronterò e sfiderò l’oppressione e l’ingiustizia, ma tenendo ancora aperte le strade e le porte del dialogo.
Dr. Lobsang, lei è uno studioso di Harvard: cosa l’ha spinta a entrare in politica?
Io sono un tibetano e ho una tradizione familiare di persone impegnate nelle lotte per la libertà, in particolare mio padre e la famiglia di mia madre. Dunque sento questo retaggio di lottare per la libertà. Sono cresciuto come un rifugiato in un piccolo villaggio, ho anche frequentato una scuola di rifugiati tibetani: quindi è stato naturale per me come tibetano portare il mantello e l’eredità delle antiche generazioni. Per questo sono coinvolto nella lotta per la libertà. Il mio ingresso in politica è iniziato quando le persone hanno cominciato a nominarmi come candidato: a quel punto ho accettato la candidatura e sono entrato in politica. A livello personale, lasciare gli Stati Uniti e l’università di Harvard per venire a servire l’amministrazione in esilio non è un grande sacrificio. Ogni giorno la gente muore per il Tibet e per me dare conforto alla causa e al popolo tibetani è un privilegio e un onore.
Qual è la sua visione dei giovani del Tibet? Le loro aspirazioni, le loro preoccupazioni…
La campagna per la carica di Kalon Tripa è durata un anno, durante il quale ho viaggiato in molti luoghi dove vivono i tibetani, in India e nel resto del mondo. Ho espresso ciò che penso: sostengo la politica del governo tibetano e riconosco che il Tibet era una nazione indipendente. Sentendo le mie parole, un numero enorme di giovani mi ha sostenuto. Continuerò con la stessa linea di pensiero e gli stessi argomenti. Inoltre, so che la mia esperienza come dirigente di un’organizzazione come il Tibetan Youth Congress, insieme ai miei studi internazionali, mi aiuteranno ad agire correttamente.
Lei sta assumendo la carica di Kalon Tripa poco dopo l’annuncio del Dalai Lama di ritirarsi dalla politica. Come gestirà questa immensa responsabilità, senza la sua guida?
Penso che Sua Santità abbia preso una decisione molto lungimirante. La sua visione ha sempre dato prova di essere brillante e in questo caso il Dalai Lama sta delegando i suoi poteri politici a leader eletti. Io sono impegnato a soddisfare le sue aspettative, per essere il portavoce del popolo tibetano. Lo stesso Dalai Lama ha detto che sarà disponibile per guidare e consigliare (se richiesto) e io cercherò il suo saggio consiglio, dal momento che per noi egli è un leader insostituibile.
Dr. Lobsang, un messaggio per AsiaNews.
L’Asia sarà la questione dominante nel 21mo secolo e la sua rilevanza è stata riconosciuta dai leader mondiali. AsiaNews copre una larga varietà di notizie e offre un più ampio punto di vista sull’Asia, mantenendo la gente informata. Questo è vitale ed essenziale, perché a livello locale, regionale, nazionale ed internazionale, l’Asia sarà sempre un punto chiave. L’India e la Cina sono le due future superpotenze mondiali e la loro relazione sta diventando sempre più complessa: la questione del Tibet sarà predominante.