IL KALON TRIPA RISPONDE ALLE CRITICHE SULLA QUESTIONE DEL CAMBIO DELLA DENOMINAZIONE “GOVERNO TIBETANO IN ESILIO”

Dharamsala, 10 giugno 2011. Nel corso della prima sessione del 15° Parlamento, il Primo Ministro uscente, prof. Samdhong Rinpoche, ha respinto le critiche e i dubbi sollevati da molti esuli e gruppi tibetani circa il recente cambio del nome “Governo” in quello di “Amministrazione” Tibetana in Esilio. Va rilevato che, secondo molti osservatori e opinionisti di madrelingua tibetana, il termine contestato, “Driktsuk”, è da tradursi con “organizzazione” o “istituzione” e non con “amministrazione”(NdR).

Samdhomg Rinpoche si è dichiarato scioccato dalle contestazioni e ha respinto le accuse di “autocensura” o di “resa” affermando che, al contrario, all’interno del Parlamento vi è solo volontà di progresso e nessun segnale di cambiamento. Ha spiegato che il termine tibetano “Amministrazione Centrale Tibetana” (CTA) è stato in tutti questi anni tradotto in inglese con l’espressione “Governo Tibetano in Esilio”. Per il Kalon Tripa, dopo il ritiro del Dalai Lama dalla scena politica e il venir meno della sua autorevolezza, la CTA ha dovuto considerare il “rischio di potenziali futuri problemi legali” legati all’utilizzo della denominazione usata nel suo uso corrente in lingua inglese.

Ha portato come esempi, l’improvvisa cessazione dell’elargizione di fondi da parte della Fondazione Naumann al Centro Tibetano di Ricerca per la Politica Parlamentare, alcune contestazioni di ordine legale da parte dell’Alta Corte dello Stato dell’Himachal Pradesh e la quotidiana campagna giornalistica in atto nel sud dell’India contro l’Amministrazione Centrale Tibetana. Ha concluso affermando che i tibetani devono guardare più alla sostanza e alle aperture piuttosto che alla terminologia e alle sue connotazioni. Rispondendo a chi ha dichiarato che il cambiamento è stato voluto dallo stesso Dalai Lama in seguito a “pressioni dall’estero”, il Kalon Tripa ha affermato di sentirsi rattristato e scoraggiato nell’apprendere che qualcuno possa soltanto pensare che il Dalai Lama possa piegarsi a pressioni di qualsiasi provenienza, dall’estero o dall’interno, e ha aggiunto che queste speculazioni sono del tutto senza fondamento.

Fonte: The Tibet Post