4 luglio 2011. In Cina esercitare la professione di avvocato può essere molto pericoloso. Se si sceglie di difendere casi ritenuti “sensibili” dalle autorità si rischia di essere sottoposti a una serie di misure repressive, che vanno dalla sospensione o revoca della licenza, da pretestuose valutazioni d’idoneità annuali fino alle minacce, alle sparizioni forzate e addirittura alla tortura (nella foto, una manifestazione a favore degli avvocati cinesi – Hong Kong).
Queste misure repressive si sono intensificate negli ultimi mesi. I recenti rilasci, come quello di Ai Weiwei e di Hu Jia (che, peraltro, ha scontato fino all’ultimo giorno della sua condanna a tre anni e mezzo di prigione, nonostante le cattive condizioni di salute), non bastano a nascondere la repressione in atto per impedire ogni tentativo di replicare in Cina la “rivoluzione dei gelsomini” ispirata alla Primavera araba e che, a partire da febbraio, ha portato all’arresto di oltre un centinaio di blogger, attivisti e, per l’appunto, avvocati.
Uno degli ultimi avvocati a essere finito nelle maglie repressive è Tang Jingling, che aveva difeso degli operai arrestati per aver protestato contro le condizioni di lavoro o perché lavoravano senza essere retribuiti. Dal 22 febbraio di quest’anno non si sa dove si trovi.
Un altro avvocato, Gao Zhisheng, da quando nel 2005 ha chiesto la fine della persecuzione religiosa si è visto prima revocare la licenza, poi una condanna a tre anni per “incitamento alla sovversione”. Dopo essere stato sottoposto agli arresti domiciliari, sotto continua sorveglianza, è stato sequestrato dalla polizia e tenuto segregato per 14 mesi in vari centri di detenzione non ufficiali. Nell’aprile 2010, a seguito di un’intervista rilasciata all’Associated Press, è scomparso e da allora non si hanno più sue notizie.
Amnesty International chiede al governo di Pechino di porre fine a queste misure repressive, di rilasciare tutti coloro che sono stati arrestati o fatti sparire per aver difeso i diritti fondamentali e di affidare il governo della professione legale a organismi indipendenti, come richiesto dagli standard internazionali.
Per firmare l’appello di Amnesty International, vai al sito:
http://www.amnesty.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1734/P/5063
Il rapporto di Amnesty International – Approfondimento
Secondo un rapporto diffuso il 30 giugno 2011 a Hong Kong da Amnesty International, il governo cinese sta applicando una serie di misure per mettere sotto controllo la professione legale e ridurre al silenzio gli avvocati che si occupano di diritti umani. Questi provvedimenti repressivi, in atto da due anni, si sono intensificati negli ultimi mesi. “Gli avvocati che si occupano di diritti umani sono sottoposti a un crescendo di tattiche del silenzio, dalla sospensione o revoca della licenza fino alle minacce, alle sparizioni forzate e addirittura alla tortura” – ha dichiarato Catherine Baber, vicedirettrice del Programma Asia e Pacifico di Amnesty International.
A partire da febbraio, il timore di una “rivoluzione dei gelsomini” ispirata alla Primavera araba, ha spinto il governo ad arrestare decine di oppositori e attivisti, compresi quelli che agiscono online. Le autorità hanno effettuato retate di avvocati che si occupano di cause relative alla libertà di religione, alla libertà di espressione e ai diritti sulla terra.
“Il governo cinese sta cercando di adattare e manipolare le leggi per stroncare chi ritiene costituire una minaccia” – ha accusato Baber. “Gli avvocati per i diritti umani sono nel mirino delle autorità perché cercano di usare le leggi per proteggere i cittadini contro gli abusi compiuti dallo stato. Chiediamo al governo di rilasciare tutti coloro che sono stati arrestati o fatti sparire per aver esercitato o persino per aver protetto i diritti fondamentali“.
Coloro che esercitano la professione legale devono sottoporsi a una “valutazione annuale” che molti ritengono non abbia alcun fondamento legislativo. Le autorità locali esaminano gli studi legali, mentre i singoli avvocati sono valutati da presunti Ordini indipendenti. Gli avvocati che si arrischiano a occuparsi di cause sensibili, come quelle che hanno a che fare coi diritti umani, spesso non superano l’esame e si vedono sospendere o revocare la licenza. Quando la “valutazione annuale” e le minacce non li fermano, gli avvocati sono messi a tacere attraverso violazioni degli standard internazionali sui diritti umani e delle stesse leggi cinesi. A causa delle pressioni, delle intimidazioni e delle persecuzioni, il loro numero si è ridotto: su oltre 204.000 avvocati, solo poche centinaia osano occuparsi di diritti umani.
Nuove disposizioni introdotte negli ultimi due anni impediscono agli avvocati di difendere determinati clienti, di commentare pubblicamente i processi o di contestare i procedimenti giudiziari. Le autorità hanno anche ampliato le basi legali del reato di “incitamento alla sovversione”, per il mero svolgimento di una difesa legale.
Queste misure hanno reso più difficile assumere un difensore per chi ne ha maggiore bisogno, come le persone imputate per appartenenza a gruppi religiosi non riconosciuti (tra cui la Falun Gong), i manifestanti tibetani e uiguri, le vittime di sgomberi forzati o coloro che contestano l’operato del governo in occasione di disastri naturali o in merito alla sicurezza alimentare. Sono soprattutto le vittime di tortura e di detenzione illegale a pagare le conseguenze di una difesa inadeguata, come molti imputati condannati a morte, prevalentemente sulla base di confessioni estorte con la tortura.
“Se gli avvocati hanno paura di occuparsi di ‘casi sensibili’, specialmente quando si tratta di abusi da parte di pubblici ufficiali, allora è l’intero popolo cinese a non poter fare affidamento sulla legge per ottenere un risarcimento e sono, invece, le autorità a beneficiarne, potendo continuare ad agire nell’impunità. Questa repressione, alla fine, non potrà far altro che minare la fiducia della gente nei suoi dirigenti” – ha commentato Baber.
“Amnesty International chiede al governo di Pechino di ripristinare le licenze degli avvocati sospesi o revocati per essersi occupati di cause relative ai diritti umani e di affidare il governo della professione legale a organismi effettivamente indipendenti, come richiesto dagli standard internazionali e da molte persone in Cina. Gli avvocati devono essere protetti: solo in questo modo potranno esercitare in pieno il loro ruolo nella difesa dei diritti umani e nella creazione di una nazione vivace ed equa” – ha concluso Baber.
Fonte: Amnesty.it