Dharamsala, 30 agosto 2011. Tre monaci tibetani sono stati condannati a scontare lunghe pene detentive perché accusati di essere responsabili della morte di un loro confratello, Phuntsog, il religioso del monastero di Kirti, autoimmolatosi a Ngaba lo scorso 16 marzo. Ne ha dato notizia l’agenzia di stato Xinhua specificando che la Corte di Giustizia della Prefettura di Ngaba ha ritenuto i monaci colpevoli di “omicidio intenzionale” per aver “nascosto” Phuntsog e aver ritardato di undici ore il suo ricovero in ospedale.
I fatti sono noti (vedi, nel sito, news del 17 marzo 2011): Il pomeriggio del 16 marzo Phuntsok, (nella foto), un monaco ventiduenne del monastero di Kirti, ha raggiunto la piazza del mercato di Ngaba e, dopo aver gridato alcuni slogan, tra cui “lunga vita al Dalai Lama” si è dato fuoco. La polizia, immediatamente accorsa, ha spento le fiamme e ha infierito sul giovane monaco colpendolo ripetutamente. Mentre le forze dell’ordine si apprestavano a caricarlo su una camionetta per portarlo via, migliaia di tibetani sono accorsi, cercando di sottrarre Phuntsok al pestaggio delle forze dell’ordine. Fonti locali e la stessa agenzia di stampa cinese Xinhua hanno dato conferma dell’avvenuta morte del ragazzo all’ospedale di Ngaba dove i medici si sono rifiutati di curarlo senza la previa autorizzazione delle autorità locali. Sono stati gli stessi tibetani a chiedere ai funzionari governativi i permessi necessari perché a Phuntsok fosse salvata a vita. Le autorità cinesi affermano invece che il monaco è morto perché è stato loro impedito di ricoverare Phuntsok all’ospedale e ricevere le cure necessarie.
I monaci condannati sono Lobsang Tsundue, 46 anni, zio e insegnante di Phuntsog a Kirti, a cui è stata comminata il 29 agosto la pena di undici anni di carcere per aver sottratto il corpo martoriato di Phuntsok alle forze dell’ordine, Tsering Tamding e Tenzin, rispettivamente condannati, in data odierna, a tredici e dieci anni di prigione per aver “istigato e assistito” il giovane monaco nel momento in cui compiva il gesto estremo. Entrambi erano stati arrestati nel mese di maggio e detenuti fino al momento della sentenza. Tsundue era invece stato arrestato il 20 marzo. Rilasciato dopo cinque giorni, era stato nuovamente incarcerato il 12 aprile.
Il Centro Tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia ha definito “false e ingiuste” le accuse mosse nei confronti dei tre monaci. Ricordiamo ai lettori che, dal 16 marzo, giorno della morte di Phuntsog – il cui gesto fu immediatamente considerato un’estrema protesta contro lo stretto controllo e le vessazioni in atto in tutta la zona – il monastero di Kirti è costantemente presidiato dalle forze dell’ordine. Mentre continuano le sedute di “ri-educazione patriottica”, molti monaci sono scomparsi e, la notte del 21 aprile, circa trecento monaci sono stati prelevati dal monastero e trasferiti in una località ignota.
Il 25 agosto, l’agenzia Xinhua ha annunciato la nomina a nuovo segretario del Partito comunista nella Regione Autonoma Tibetana di Chen Quanguo, 55 anni, ex governatore della provincia di Hebei. Chen sostituisce Zhang Quingli, eletto alla carica nel 2006 e responsabile della violenta repressione delle proteste divampate nel 2008 sull’altipiano e in tutte le zone abitate da popolazione di etnia tibetana. Non si conoscono le ragioni del suo allontanamento e dell’insediamento di Chen Quanguo, ritenuto una persona di poca esperienza nel trattare con le “minoranze” all’interno della Cina. Non è sfuggita tuttavia la constatazione del fatto che ancora una volta Pechino ha posto ai vertici della Regione Autonoma un han anziché un tibetano e che vi son buone ragioni per ritenere che la politica del pugno di ferro non subirà cambiamenti.
Fonti: Tibetan Centre for Human Rights and Democracy – Phayul