RAPPORTO USA SULLA LIBERTÀ RELIGIOSA: STRETTISSIMO IL CONTROLLO ESERCITATO SUI MONACI IN TIBET

Dharamsala, 15 settembre 2011. Il Dipartimento di Stato americano ha pubblicato il 13 settembre il Rapporto Annuale sulla Libertà Religiosa nel mondo. Per quanto attiene alla situazione all’interno del Tibet, il documento, che analizza il periodo di tempo compreso tra il luglio e il dicembre 2010, afferma che “Il controllo sulla pratica della religione e la conduzione giornaliera dei monasteri e delle altre istituzioni religiose continua ad essere straordinariamente elevato” tanto che – aggiunge – “a causa delle durissime condizioni di vita e delle restrizioni religiose alcuni monaci si sono suicidati”.

“Nel corso del periodo preso in esame” – recita tra l’altro il rapporto USA – “i tibetani sono stati oggetto di continue discriminazioni, quali, ad esempio, il divieto di soggiornare negli alberghi di alcune grandi città, quali Pechino, Shanghai e Chendu”. Inoltre “Le autorità locali hanno con frequenza esercitato pressioni sui genitori – soprattutto se impiegati governativi o ex membri del Partito – affinché ritirassero i propri figli dai monasteri, dalle scuole private annesse ai monasteri o dalle scuole tibetane in India”. Il documento riferisce inoltre che il personale diplomatico USA in visita nella Regione Autonoma Tibetana è stato costretto a sottostare a numerose restrizioni che hanno limitato la “possibilità di parlare liberamente con le persone residenti nelle aree tibetane”.

Il documento riferisce che i ritratti del Dalai Lama e di Gedhun Choekyi Nyima, che il Dalai Lama e la stragrande maggioranza dei tibetani riconosce come XI Panchen Lama, sono stati rimossi dai monasteri e dalle case private. “Le autorità proibiscono perfino che ai bambini venga dato uno dei nomi del Dalai Lama o uno dei nomi figuranti in una lista approvata dal Dalai Lama”. Il Dipartimento di Stato afferma inoltre che le campagne di educazione “patriottica” dei monaci e delle monache sono aumentate e sono diventate una pratica di routine all’interno dei monasteri. “Le autorità obbligano spesso i monaci e le monache a denunciare il Dalai Lama, a studiare testi in cui si tessono gli elogi della leadership del Partito e del sistema socialista e a riconoscere il Panchen Lama insediato dal governo”.

A conclusione del rapporto, il governo USA denuncia la persecuzione religiosa e la discriminazione in atto in Tibet e chiede ai leader cinesi di “impegnarsi in un costruttivo dialogo con il Dalai Lama e i suoi rappresentanti in riferimento alle direttive politiche che sono state causa di tensioni per le loro ricadute sia sulla religione, sulla cultura e sullo stile di vita dei tibetani sia sulle condizioni ambientali”.

Fonte: Phayul