Il progetto, che è partito ufficialmente il 22 agosto di quest’anno e che è coordinato da Claudio Cardelli, presidente dell’Associazione Italia Tibet, è costituto da un insieme di interventi in campo sanitario che vanno dalla costruzione di un centro di assistenza medica primaria finanziato interamente dalla NGO AFRICA TREMILA di Bergamo, all’acquisto di una clinica mobile Swaraj Mazda, donata da “Casa Testa” di Luciano Michelozzi e da “Roadway for Others” del noto regista TV Emerson Gattafoni, fino al rilevamento di dati epidemiologici sulle popolazioni tibetane in alta quota. Progetto promosso e supportato da Bayer.
Non è la prima volta che i medici di Rimini partecipano a progetti umanitari a favore dei tibetani in India. Negli anni 2007-08-09 sono stati visitati circa 2200 persone a cui vanno aggiunti i cinquecento di quest’anno. I dati, unici nel loro genere, serviranno per una pubblicazione scientifica oltre che a correggere eventuali stili di vita e schemi terapeutici tra i tibetani che, comunque, hanno un profilo di rischio cardiovascolare decisamente più basso del nostro. Dato che però questo rischio è in aumento tra i giovani il ruolo della prevenzione in questo caso è determinante. Soprattutto nel correggere abitudine nocive quali fumo, sedentarietà e sovralimentazione.
Il gruppo, che si trovava a Delhi il giorno del terribile attentato all’alta Corte di Giustizia e costato la vita a 12 persone e 90 feriti, era composto dai dott.ri Angelo Rigotti, nefrologo agli Infermi, Filippo Ottani, cardiologo al Morgagni di Forlì, Pasquale Contento, cardiologo e medico sportivo del Rimini, Daniele Pacassoni, cardiologo e medico di base, Melchisede Bartolomei, ginecologo, Bruno Sacchetti, geriatra, e Tonino Bertozzi, medico di medicina generale.
Giulia Rigotti, al 5 anno di medicina, ha validamente aiutato i colleghi in alcuni momenti pressati da interminabili code di pazienti venuti da ogni dove.
Anche amici e alcuni famigliari hanno aiutato i medici come infermieri e assistenti e hanno contribuito al successo del Tibet Medical Camp
Il gruppo ha partecipato per un giorno anche al Campo Dentale per il Ladakh e lo Zangskar organizzato dai Dott.ri Stefano Dallari e Guido Corradi di Reggio-
Dunque si è trattato dell’inizio di un progetto ad ampio respiro che prevede per il futuro anche processi formativi per personale medico e dentistico, borse di studio per medici che si dichiarino disponibili a soggiornare nei durissimi mesi invernali ladaki e il miglioramento dei servizi sanitari negli impervi territori dell’altipiano del Chang Tang e del Rupshu.
Come sempre il lavoro è stato uno strumento di straordinario contatto umano e innumerevoli sono stati i casi, a volte purtroppo molto gravi, diagnosticati dai nostri dottori. Tra i tanti come non ricordare una giovane sposina nomade di 24 anni che si è fatta oltre 200 km con il suo bambino, e non propriamente di autostrada, per farsi un ecocardiografia e vedere purtroppo confermata la sua grave valvulopatia da operare il prima possibile…o il vecchio guaritore tradizionale tibetano fuggito dopo l’invasione cinese che portava una vistosa cicatrice di una bruciatura in mezzo allo sterno..Aveva avuto un infarto e se l’era curato con la moxibustione. “Da allora sono stato benissimo e vado verso gli 85 anni…”
Tante occasione per riflettere su come la vita si può affrontare in mille modi diversi. E non è detto che il nostro sia sempre il migliore.