ULTIM’ORA: UN ALTRO MONACO SI AUTOIMMOLA IN TIBET. NUOVE MANIFESTAZIONI DI PROTESTA DEI TIBETANI

Foto_Dalai_Lama

Dharamsala, 3 ottobre 2011. Nella tarda mattinata il gruppo londinese Free Tibet ha reso noto di aver appreso da fonti autorevoli che un altro monaco si è auto immolato attorno alle 14.00 – ora del Tibet – nella provincia di Ngaba (Sichuan). Non si hanno al momento notizie circa l’identità del monaco e le sue condizioni. Sembra trattarsi di un altro parente di Lobsang Phuntsog, il monaco deceduto dopo essersi dato fuoco il 16 marzo 2011.

La notizia di questo nuovo, disperato gesto è stata confermata da Kanyag Tsering, un monaco del monastero di Kirti in India. Parlando con i redattori del sito Phayul.com, il religioso ha dichiarato di avere a sua volta ricevuto un breve messaggio dal Tibet in merito all’auto-immolazione ma di non essere entrato in possesso di ulteriori dettagli. Se la notizia fosse confermata, si tratterebbe del quinto caso di estremo sacrificio di un religioso nell’arco di pochi mesi.

Mentre scriviamo, apprendiamo che il nuovo caso di auto-immolazione è avvenuto nella zona del mercato di Ngaba, nel Sichuan. Il monaco, Kalsang, di età tra i diciassette e i diciotto anni, si è dato alle fiamme tenendo tra le mani una foto del Dalai Lama. La polizia ha spento il fuoco ma non si hanno notizie sulle condizioni del ragazzo e sul luogo in cui si trova.

LeafletSi è saputo, da fonti tibetane, che il 1° ottobre, 62° anniversario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese, oltre duecento tibetani hanno organizzato una manifestazione di protesta a Serthar, nella Contea di Kardze (Tibet orientale). Testimoni oculari hanno riferito che la protesta è iniziata dopo la rimozione, da parte delle autorità cinesi, di un grande ritratto del Dalai Lama (nella foto) e di una bandiera tibetana da un edificio di quattro piani. Quando la bandiera “è stata gettata per strada”, i tibetani si sono subito radunati in gran numero chiedendo la fine dell’esilio del Dalai Lama e intonando preghiere di lunga vita. Sono stato anche distribuiti volantini in cui si chiedeva ai tibetani di combattere per la loro libertà, per “la loro religione, lingua e cultura”, “in nome della verità”. Copie del medesimo volantino (nella foto) erano state distribuite lo scorso 25 agosto, in occasione di una precedente manifestazione.

Nell’approssimarsi dell’anniversario, il Comitato Regionale del Partito della Regione Autonoma e le autorità governative hanno organizzato, a Lhasa, il 27 settembre, un incontro preparatorio, denominato “La Terza Battaglia”, nel corso del quale è stata lanciata una campagna per il mantenimento della stabilità. Quattro i punti basilari della campagna: la lotta a ogni forma di separatismo per evitare l’insorgere di un “caso politico” tibetano, la soluzione radicale di ogni problema fin da primissimo inizio del suo insorgere, lo stretto controllo sui monasteri, incluse le sessioni di rieducazione patriottica e, infine, la responsabilità dei quadri del partito e del governo locale nel mantenere la stabilità.

Fonti: Phayul – Tibetan Centre for Human Rights and Democracy