OTTAVO CASO DI AUTO IMMOLAZIONE A NGABA

Dharamsala, 15 ottobre 2011. Un altro caso di auto immolazione ha avuto luogo questa mattina, alle 11.50, ora locale, nella cittadina di Ngaba. Riferisce il Centro Tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia che Norbu Damdul, diciannove anni, ex monaco del monastero di Kirti, si è dato fuoco nell’area del mercato. Testimoni oculari lo hanno sentito gridare “Libertà per il Tibet” e chiedere il ritorno del Dalai Lama prima di essere avvolto dalle fiamme.
La polizia locale, che ormai presidia costantemente la zona, ha subito spento le fiamme e lo portato via. Nurbu presentava serie ustioni ma era vivo. Al momento non si sa dove si trovi né si hanno notizie sulle sue condizioni di salute. Il ragazzo, originario di Choejey, nella Contea di Ngaba, aveva lasciato il monastero di Kirti nel 2010. Nel dare la notizia, il Centro Tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia afferma che a causa dell’intollerabile repressione esercitata dal governo cinese attorno al monastero di Kirti, i tibetani sono così disperati che, quale strumento di protesta, non resta loro altro che l’auto immolazione. Purtroppo si teme che questi episodi possano continuare con frequente crescenza.
Questo il racconto di un testimone oculare:
Stavo camminando lungo la strada principale di Ngaba quando ho sentito che qualcuno, dietro la strada, gridava forte degli slogan. Sono tornato indietro e ho visto un ragazzo in blu jeans e maglietta grigia correre per la strada, il giovane corpo completamente avvolto dalle fiamme. I suoi lunghi capelli erano bruciati e cadevano ciocca a ciocca. Alcuni poliziotti lo stavano rincorrendo e tentavano di buttarlo a terra prendendolo a calci, a botte e colpendolo con l’acqua di un idrante. Ma il ragazzo continuava a correre, ancora abbastanza forte per resistere alle fiamme e all’inseguimento e non cadere. Alla fine, un poliziotto è riuscito a centrarlo alla testa con un forte getto d’acqua.
Norbu, il nostro coraggioso eroe, è caduto lentamente a terra, avvolto dalle fiamme ma senza smettere di gridare “Vogliamo l’indipendenza”, “Vogliamo il ritorno del Dalai Lama”. I poliziotti lo hanno raggiunto, lo hanno caricato su di una Jeep blu e lo hanno portato via. I tibetani che avevano assistito alla scena gridavano e pregavano, senza poter far nulla. I soldati, accorsi a bordo di due camionette, hanno disperso la folla minacciandola con i fucili.
 
Fonti: Tibetan Centre for Human Rights and Democracy – Tibetan UN Advocacy